Pietro Turano, VicePresidente Arcigay, risponde al monologo di Pio e Amedeo sui ricchio*i
Pietro Turano, Filippo Sava di Skam Italia, attore e attivista impegnato per i diritti LGBT+ in qualità di consigliere nazionale Arcigay e VicePresidente di Arcigay Roma, parte integrante dello Staff di Gay Center, Gay Help Line e Lazio Pride, risponde su Fanpage.it al monologo di Pio e Amedeo sull'utilizzo delle parole neg*o e ricchi**e in tv. Abbiamo immaginato quel momento televisivo come se fosse stato un confronto, dando la possibilità a Pietro, in qualità di chi lotta in prima linea per i diritti degli omosessuali, di poter replicare a ogni singolo passaggio dell'intero intervento.
"Non si può più dire la parola ricchione. Devi dire per forza gay"
Ci vogliono insegnare che è l’intenzione che conta e spacciano per rivoluzionario un discorso che in realtà è di una banalità patetica. Certo che lo sappiamo che è l’intenzione che conta ma questo non significa che sia sempre il solito uomo, maschio, bianco, cisgender, etero a doverci spiegare che cosa dovrebbe offendermi o meno. Che cosa ne sanno loro della sensibilità che ha ognuno? Non si può più dire ricchi**e o froc** perché evidentemente a un certo punto, siccome per tutta la vita gli omosessuali si sono sentiti appellare solo in questo modo con accezione dispregiativa, si è arrivati a rigettarle.
"Lo dico a tutti i ricchi**i: se vi chiamano così ridetegli in faccia"
È inaccettabile, mi rifiuto di accogliere insegnamenti sulle reazioni che dovremmo avere da persone che non hanno mai vissuto questi attacchi discriminatori e lesivi. Non è un discorso di dittatura o di politicamente corretto, è solo che nessuno può stabilire qual è la mia sensibilità e cosa mi dovrebbe offendere.
"I gay sono tutti sensibili, non è vero"
Noi non ci offendiamo perché siamo sensibili, ci siamo solo rotti di sentir parlare di noi in televisione da 40 anni sempre e solo in questo modo. È roba da cinepanettoni, così non sono minimamente in grado di rompere uno stereotipo. Sono loro a essere insensibili dall'alto di una condizione privilegiata.
"Nel 2021 a che serve più il gay Pride?
A me che sono etero mi avete mai visto in un corteo a gridare ‘W la fi*a’?"
Falso. Tutta la nostra autodeterminazione passa dal Gay Pride. Ha stufato questa retorica del Pride come ostentazione e banalizzare questa esperienza denota che non si sa proprio di cosa si stia parlando perché un eterosessuale non è minato nella sua identità di genere. Non esiste un etero Pride perché nessuno di loro ha mai ricevuto violenze per l’orientamento sessuale. Ancora oggi, solo attraverso la visibilità e l’autodeterminazione nello scendere in piazza siamo riusciti a cambiare qualcosa. È un’occasione anche per tanti ragazzi per prendere coraggio, riconoscersi in un corteo e dichiararsi al mondo. Invece, purtroppo, di gente che urla quanto ama la fi*a ce n’è già abbastanza.
"La cattiveria non risiede nelle parole ma nella testa.
Il demente, l’ignorante si ciba del vostro risentimento"
Il livello è troppo basso per argomentare. Dovrebbero essere in grado di andare oltre e non capisco perché l’oggetto di questi monologhi debbano diventare le persone discriminate e non chi discrimina. Spostare lo sguardo su chi non dovrebbe esprimersi in questo modo sarebbe opportuno. Tutti giorni io al Gay center parlo con ragazzini che ogni mattina si sentono dire froc** e di certo non è armandoli di una risata che gli permettiamo di difendersi.
"Solo frasi fatte per prendersi gli applausi, non è questa la tv che vogliamo"
Se chiedere libertà significa chiedere di poter continuare a dire neg*o e froc*o, messo che si rida ancora di questo, secondo me non è la tv a essere ingabbiata nel buonismo ma sono Pio e Amedeo ad avere un problema con la loro creatività.