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Perché Hanna è la nuova serie tv di Amazon che merita di essere vista

Tra le serie tv più interessanti prodotte da Amazon Prime Video c’è il remake seriale del film di Joe Wright del 2011, Hanna, lanciata sulla piattaforma a fine Marzo. Il percorso di una ragazza che vive isolata dal mondo e che man mano trova il modo di scoprire la sua vera identità, contesa tra la protezione di un uomo che non è suo padre e la brama di potere di istituzioni come la CIA, che non si preoccupano delle vite altrui che gestiscono a loro piacimento. Una serie avvincente, profonda e accattivante che merita l’attenzione del pubblico.
A cura di Ilaria Costabile
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Oramai quando si parla di serie tv bisogna essere quanto mai preparati ad accogliere le novità che le piattaforme di streaming offrono ai loro utenti, sempre nuove e sempre di più. In questo mare magnum, in cui è fin troppo facile perdersi, è necessario puntare l'attenzione su quei prodotti che danno una sferzata di novità ad un mondo che rischia di diventare stagnante, se non addirittura cadere nel banale. Ed ecco perché una serie come Hanna merita la nostra considerazione.

Differenze con il film di Joe Wright

Hanna, la serie tv in otto episodi, prodotta da Amazon Prime Video è tra le novità più interessanti, sebbene il cuore della storia sia già stato raccontato in un omonimo film del 2011, diretto da Joe Wright. È la storia di una ragazzina dotata di una sensibilità e un intelligenza fuori dal comune che, sottratta ad un esperimento voluto dalla CIA, è costretta a vivere la sua vita nascosta insieme a quello che lei ritiene essere suo padre, ma che in realtà è Erik Heller, un ex agente che l'ha liberata da quella trappola mortale, coordinata dalla spietata Marissa Weigler, che saputa della sopravvivenza della ragazza cerca in tutti i modi di recuperarla, innescando una serie di inseguimenti, lotte per fugare una morte quasi certa. La sceneggiatura cinematografica era stata affidata a Seth Locheaed e David Farr che si preoccuparono, in quella circostanza, di rendere il racconto accattivante, senza scendere nell'introspezione psicologica dei personaggi che quasi ricoprivano dei ruoli standard ben definibili nelle categorie favolistiche dell'eroe, l'antagonista e la vittima della vicenda. I protagonisti della pellicola, che riscosse un discreto successo, erano Eric Bana, Cate Blanchett e la giovane Saoirse Ronan.

Sia thriller politico che psicologico

La serie tv, il cui script è stato curato dallo stesso David Farr, si ripropone di dare spazio anche all'emotività dei personaggi, alla loro crescita interiore, unendo all'angoscia del thriller politico, un approfondimento personale. Hanna è costruito in modo tale che ogni coppia degli otto episodi che costituiscono la serie sia dotata di una sua peculiarità, dal momento che la regia è stata affidata a quattro registi diversi: da Jon Jones che ha curato serie come Da Vinci's Demon a Heroes Reborn ad Amy Neil con il medical drama Trust me. Se il primo episodio racconta dell'isolamento di Hanna, un adolescente che trascorre 15 anni della sua vita nei boschi, nascosta e allenata duramente dal "padre" affinché possa essere pronta a difendersi in qualsiasi circostanza, già dal secondo siamo catapultati in un mondo diverso, in netto contrasto con l'atmosfera naturale, ci ritroviamo in un mondo normale, a contatto con una famiglia comune, ci imbattiamo in quella che è il primo elemento davvero distante dal film di Wright ovvero il personaggio di Sophie. Un'altra adolescente che conduce una vita opposta a quella della protagonista, ma importante per lo sviluppo della storia e della personalità di Hanna. Gli episodi successivi portano invece alla luce la metropoli, la grandezza e la complessità di una città come Berlino o la periferia londinese, in cui la giovane Hanna dovrà essere in grado di destreggiarsi.

Hanna diversa e simile ad ogni adolescente

Hanna può definirsi a tutti gli effetti l'equivalente cinematografico di un romanzo di formazione. Una ragazza che deve capire chi è e da dove viene, che deve forgiare la sua personalità, che combatte una battaglia interiore tra il desiderio di avere una famiglia normale, che non ha mai avuto e la consapevolezza di non appartenere realmente a quel mondo che lei tanto brama. Hanna pur avendo delle capacità intellettive eccezionali e una forza distruttiva, come dimostrato nelle numerose scene di combattimenti che caratterizzano la serie, è in fondo una ragazza che nutre dei sentimenti, che pur essendo sola da sempre, nutre un forte senso dell'abbandono, si sente orfana di un padre che ha sempre creduto l'avesse messa al mondo e che, invece, non è altro che un agente della CIA che fugge dal suo passato. Hanna scopre il bruciore scottante delle bugie, scopre grazie alla conoscenza di Sophie la libertà delle prime esperienze di una ragazzina qualunque, scopre la sofferenza della morte. Eppure, sul finire della serie, scopre anche di non essere del tutto sola.

L'emotività dietro una corazza

Una delle differenze principali, infatti, con il film del 2011 è la presenza di altre ragazze che come Hanna sono state sottratte alle loro madri per poter essere oggetto di un esperimento scientifico. Sono umane nell'aspetto, ma automi nel pensiero e nell'azione, sono pilotate seppur dotate di un'intelligenza superiore, sono quella speranza di non essere davvero sola che alimenta nella giovane Hanna la voglia di salvarle. Ogni personaggio in realtà, nel corso degli otto episodi, vive e conosce parti di sè stesso, ogni individuo è rappresentato nella sua stratificazione emotiva. Marissa Weiglar determinata e spietata all'inizio diventa quasi materna ed empatica, mettendo in discussione tutti i valori di obbedienza e ordine in cui ha sempre creduto; Erik Heller animato dal senso di colpa, scopre invece di essere davvero un padre nella sua accezione più vera. Ogni personaggio mostra il suo lato più emotivo, facendo emergere quella che a tutti gli effetti è l'evoluzione psicologica di ognuno di loro, anche se i personaggi secondari sono solo accennati e non indagati come i protagonisti della storia.

Un cast che fa la differenza e una nuova stagione

Quello che rende Hanna una serie davvero accattivante, che lascia sulla pelle un'adrenalina e un senso di riscatto cocente è la naturalezza con cui i protagonisti si muovono. Hanna è interpretata da Esme Creed Miles, figlia di Samantha Morton, e nel suo essere grezza è straordinariamente spontanea, vera; mentre Joel Kinnaman e Mireille Nois, ovvero Erik Heller e Marissa Weigler, sono già avvezzi al mondo dei serial essendo le star di The Killing. Hanna è senza dubbio una serie avvincente, che regala la possibilità di appassionarsi in maniera fisiologica, che lascia la curiosità e la voglia di scoprire cosa succederà nei prossimi episodi, che potrebbero non fermarsi a questi otto, ma ce ne potrebbero essere altri in una nuova stagione, prevista per il 2020.

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