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Paola Caruso: “Non lavoro da tre mesi. Cosa mi preoccupa di più? Il futuro di mio figlio Michele”

Paola Caruso, intervistata dal settimanale Nuovo, ha parlato di come sta vivendo l’emergenza Coronavirus. La showgirl ed ex bonas di Avanti un altro, ha dichiarato di essere molto preoccupata per il futuro del figlio Michelino. Inoltre, non lavora ormai da tre mesi e ritiene ci sia poca accortezza per gli artisti.
A cura di Daniela Seclì
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In questo periodo in cui l'Italia fa i conti con l'emergenza Coronavirus, Paola Caruso si trova a Milano con il figlio Michelino, nato dalla relazione con Francesco Caserta. La showgirl, come tanti italiani, è lontana dai suoi affetti. La madre adottiva e quella biologica, infatti, si trovano in Calabria e all'ex bonas di Avanti un altro dispiace molto che non possano vedere il loro nipotino.

La preoccupazione di Paola Caruso

In un'intervista rilasciata al settimanale Nuovo, Paola Caruso ha dichiarato: "Cosa mi preoccupa di più? Il futuro di mio figlio". La showgirl ha raccontato che da qualche tempo, Michelino ha imparato a camminare. Le piacerebbe vederlo correre con gli altri bambini, ma al momento non sono consentiti assembramenti e il bambino, come tanti altri in questo periodo, deve starsene al sicuro a casa. Michele ha compiuto 1 anno, ma lontano dalle nonne che si trovano in Calabria: "È stata una ferita al cuore che non si è ancora rimarginata. Per me è straziante pensare che non possano trascorrere il tempo con il loro nipotino". Paola Caruso, poi, ha commentato il fatto che tanti italiani si siano messi in viaggio verso casa poche ore prima del lockdown. Ha dichiarato che lei non lo ha fatto per "senso civico" e di "responsabilità" nei confronti dei suoi cari.

Paola Caruso e la crisi lavorativa causata dal Coronavirus

Anche Paola Caruso sta vivendo un momento di crisi lavorativa: "Non lavoro da tre mesi e non so quando potrò tornare a farlo. Di noi artisti nessuno si preoccupa perché ci vedono come una classe privilegiata e spesso dicono che non facciamo niente". Spera che i riflettori si accendano anche su chi intrattiene per mestiere e soprattutto su chi lavora dietro le quinte per permettere allo spettacolo di andare in onda: "Purtroppo pensano solo ai calciatori, che hanno avuto il coraggio di lamentarsi per la riduzione dei loro stipendi milionari. È assurdo".

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