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Otto anni dalla morte di Pietro Taricone, uno che se ne fregò ampiamente della fama

Il 29 giugno 2010 moriva in uni ncidente paracadutistico un volto che è stato rappresentazione assoluta di un’era televisiva, in grado di svincolarsi da quel sistema che avrebbe poi fagocitato tanti personaggi. Strano pensare che il simbolo di uno dei generi televisivi più controversi della storia recente sia così amato, un motivo deve esserci.
A cura di Andrea Parrella
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Il 29 giugno 2010 moriva in un incidente in paracadute Pietro Taricone. Sorprende rendersi conto del fatto che il personaggio maggiormente rappresentativo dell'era dei reality show televisivi, comunemente intesi come un esempio di intrattenimento di bassa qualità e più volte interpretati come concausa di abbrutimento culturale, sia ad oggi un personaggio amatissimo e ricordato con grande trasporto da un pubblico trasversale. C'entra la nostalgia di molti, la partecipazione commossa al suo lutto, ma anche l'indubbia capacità di Taricone di sapersi imporre come autentico, una persona segnata da una complessità che ha fatto emergere la forza di un personaggio lontanissimo dall'essere usa e getta.

Sono passati 8 anni da quell'incidente che ha involontariamente fatto capire a molte persone come anche il Grande Fratello fosse diventato un fondamentale punto di riferimento per identificare un periodo storico specifico preciso. E soprattutto ha segnato la fine di una stagione televisiva, perché in Italia lo stesso Grande Fratello, dopo la sua morte, ha dovuto costringersi a strategie rischiose e pericolose curve a gomito, al limite, per trovare forme capaci di coinvolgere il pubblico allo stesso modo degli inizi.

Taricone era riuscito ad imporsi rinunciando al presenzialismo, facendo sì che di lui si parlasse pur non essendo presente. Si tratta di una logica che solo importanti personalità riescono ad innescare. Prodromo del tronista, riferimento di stile, per quanto si trattasse di uno stile che la storia ha archiviato nella categoria di quelli discutibili, era riuscito ad elevarsi dall'irrilevanza che può contraddistinguere un abbaglio. Aveva cercato la sua strada precisa perché il primo a capire che quell'enorme fascio di luce televisivo non poteva essere fine a se stesso e sarebbe stato un grosso rischio concepirlo come tale. Ma una cosa davvero straordinaria di Taricone, ovviamente per la percezione restituita al pubblico, è che nell'era in cui il concetto di fama ha definitivamente superato in rilevanza quello del prestigio, lui abbia completamente ribaltato il piano, fregandosene dell'irrilevanza. Ecco, ha sempre dato l'impressione di fregarsene. Risultano molto sensate le parole usate per descrivere Taricone da Daria Bignardi, che ha buoni motivi di ritenersi una discreta conoscitrice del personaggio:

Ci saremo visti cinque volte in tutto e non ci sentivamo da molto tempo. Ma quando è venuto alle Invasioni barbariche è stato un bell’incontro. Mi ricordo di aver pensato che le persone intelligenti non ti deludono mai. Credo che Pietro sia stato una persona complessa, di quelle che non si realizzano soltanto nel lavoro, ma che hanno bisogno di fare una vita coerente con quello che sono e sentono

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