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Omicidio Colleferro, il campione di MMA Alessio Sakara: “Lo sport non diventi capro espiatorio”

Campione italiano di MMA, sport che rappresenta per l’Italia nel mondo, e conduttore di Tu sì que vales, Alessio Sakara prende le distanze dai ragazzi arrestati per la rissa di Colleferro in cui ha perso la vita Willy Monteiro Duarte. Due dei fermati praticavano l’MMA, disciplina diventata oggi argomento di discussione. “Un campione non combatterebbe mai per strada”, dichiara Sakara a Fanpage.it, “Il nostro è uno sport di rispetto”.
A cura di Stefania Rocco
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Sono ore difficili per chi pratica l’MMA, le arti marziali miste diventate argomento di discussione dopo la rissa a Colleferro costato la vita a Willy Monteiro Duarte. Per il brutale pestaggio in cui è morto il 21enne aspirante cuoco sono stati arrestati quattro ragazzi, due dei quali, Marco e Gabriele Bianchi, appassionati di MMA. Fanpage.it ha raccolto le dichiarazioni di Alessio Sakara, massimo rappresentante italiano nel mondo delle arti marziali miste nonché primo atleta nostrano a raggiungere fama planetaria nelle MMA professionistiche. Atleta di primo piano e conduttore di Tu sì que vales, da anni combatte il bullismo nelle scuole e teme oggi che proprio lo sport al quale ha dedicato la sua vita diventi capro espiatorio, un mezzo per spiegare la violenza del pestaggio costato la vita a Willy.

Conosce i ragazzi fermati per il pestaggio costato la vita a Willy Monteiro Duarte?

Non li conosco personalmente. Dovrebbero avere combattuto contro un mio allievo in una serata durante la quale c’era stato del casino. Nell’ambiente, ne ho sentito parlare la volta in cui avevano combattuto e ieri, quando c’è stato il pestaggio di Willy.

Avevano combattuto contro un suo allievo e c’era stata confusione?

C’era stato un casino nell’arena quel giorno perché il pubblico era euforico. In questo sport la colpa, il più delle volte, la attribuisco a chi non sa insegnarne i valori, a chi permette ai suoi allievi di fare ciò che vogliono al di fuori della palestra. Ed è sbagliatissimo perché il nostro è uno sport di rispetto, marziale, come la boxe.

Chi in particolare aveva combattuto contro un suo allievo?

Non lo so, mi è stato detto che uno di loro aveva combattuto contro uno dei miei allievi e sto cercando di capire meglio se è vero, mi serve un po’ più di tempo. Io giro tantissimo, non sono sempre all’angolo dei ring sui quali combattono i miei allievi. Quella sera c’ero e mi ricordo che c’era stato un casino, però non ricordo se sul ring c’era uno di loro o qualcuno del loro team. C'era stata un'invasione del ring, e sono sempre i maestri che hanno il compito di stoppare i parenti, gli amici, le tifoserie. In ogni caso, l’MMA non c’entra nulla con questi personaggi.

Due dei fermati praticano l’MMA, disciplina sportiva di cui è campione italiano e sulla quale in queste ore si sono accesi i riflettori. Qual è il suo commento da esperto?

Un campione di MMA non si permetterebbe mai di combattere per strada. Adesso lo sport è finito sotto attacco. Da anni combatto contro il cliché che ci etichetta come pitbull o persone senza cervello.

Teme che quanto è accaduto crei un’associazione tra la disciplina di cui è campione e l’attitudine alla violenza di qualcuno che la pratica?

Parlo di bullismo nelle scuole da anni. Il problema di questo sport è il modo in cui viene insegnato. Si tratta già di una disciplina che viene percepita come “dura”, ma il nostro è uno sport che insegna tantissimo. L’unico atto di coraggio in questa vicenda è stato quello di Willy, il ragazzo che è morto. Gli altri sono dei pusillanimi, cinque contro uno non dovrebbe mai accadere, a prescindere dalle arti marziali. Il fatto di praticare questo sport è un'aggravante: chi lo pratica sa che non può colpire le persone. Un atleta o un pugile professionista, per legge, non può litigare per strada. A prescindere dalla legge, esiste una regola non scritta che insegniamo ai ragazzi e che vieta di litigare per strada. Noi possiamo solo difenderci o difendere le persone. Se qualcuno ci dà un pugno, sappiamo come difenderci o evitarlo.

Cosa direbbe ai ragazzi arrestati per il pestaggio, due dei quali, Gabriele e Marco Bianchi, molto conosciuti come lottatori di MMA?

Mi dissocio da queste persone, da atleta e da padre. Ripeto, qui l’unico ad avere dimostrato di essere un uomo è Willy perché stava difendendo un amico.

Una delle icone delle arti marziali miste è l’irlandese Conor McGregor, anche lui arrestato più volte per rissa. Ma la stragrande maggioranza dei rappresentanti di tale disciplina, come nel suo caso, è portatore di un esempio positivo. Si rischia finisca sotto processo lo sport?

Conor McGregor è l’esempio sbagliato di questo sport, per le risse cui ha partecipato per business e per altro. I veri campioni sono altri, sono Khabib Nurmagomedov, Dustin Piorier, George Santi Pierre. Stipe Miocic, attuale campione di pesi massimi, guadagna milioni ma fa ancora il pompiere in Canada per assecondare il suo istinto altruistico. In Italia sono ambasciatore di questo sport e le testate giornalistiche non ci aiutano. Usano gente che pratica sport da contatto per spiegare perché accadano determinate cose. Non esiste che un gruppo di pusillanimi ammazzi un ragazzo e il capro espiatorio diventi l’MMA.

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