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Omicidio a Easttown, la recensione: Kate Winslet e la gioia di stare dalla parte di chi perde sempre

Omicidio a Easttown è la nuova miniserie disponibile su Sky e Now dal 9 giugno con una straordinaria Kate Winslet. È la detective Mare: una donna con qualche chilo di troppo, che bada al sodo e non ha paura del giudizio degli altri, con un passato da vincente e un presente da schifo. Con queste premesse, indagare sull’omicidio di una giovanissima ragazza madre non sarà una cosa semplice.
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C'è una scena, bellissima, in Omicidio a Easttown che proprio non riesco a togliermi dalla testa. Una scena in cui Kate Winslet emerge in tutta la sua grandezza. Succede nel secondo episodio. Lei, la detective Mare Sheenan, è invitata dal carismatico scrittore con cui ha fatto sesso solo la sera prima (Guy Pearce, bello come un dio greco) e si ritrova sola sul divano aspettando invano che si liberi dalla morsa delle fan. Una cameriera le offre una tartina: “È patè di fegato di oca”, lei ne afferra una senza badare troppo alla prossemica e lo addenta mischiando frustrazione e noia. Lo sguardo immediatamente successivo è uno spasso perché la tartina fa schifo. Allora Mare si guarda intorno, sputa tutto in un tovagliolo che incassa velocemente dietro il divano.

Parto da qui per raccontare la miniserie disponibile da oggi su Sky e Now (sette episodi) solo per dirvi che, nella complessità generale di un crime drama, c’è spazio anche per sorridere. Ed è tutto merito di Kate Winslet: è una gigante. La sua Mare è una donna che rispecchia se stessa ed è bellissima. Una donna normale, vivaddio, con qualche chilo di troppo, che bada al sodo, che non ha paura di girare trasandata e trascurata – notate per esempio lo smartphone con la pellicola distrutta – ma che quando si mette in tiro non ce n’è per nessuno. Una così non poteva non avere una vita privata che si trascina a scossoni. Vive con la madre (Jean Smart: magnifica!), la figlia Shioban (Angourie Rice) e il nipotino Drew. Il suo ex marito, un tipo che sembra a posto, abita di fronte con la sua futura seconda moglie. Avevano un altro figlio, Kevin: si è suicidato e questa cosa la nostra Mare se la porta dietro senza averla mai superata. Dulcis in fundo, il piccolo Drew si ritrova conteso nell’affido da una madre che sta uscendo da una comunità e lo reclama a sé.

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In questo scenario, la detective Mare si ritrova a indagare sull’omicidio di una giovanissima ragazza madre. Qui entra in gioco il rapporto che Mare ha con Easttown, una cittadina fittizia a ovest di Philadelphia. Lei conosce tutti e tutti conoscono lei. Da ragazzina, è stata la leader che ha condotto la squadra di basket femminile a un insperato trionfo che ancora oggi tutti acclamano, celebrano e ricordano. C’è un’altra cosa che la riguarda nel passato più recente di Easttown: non ha mai risolto un caso che stava a cuore alla comunità, il più importante prima di questo omicidio: la sparizione della figlia di un’amica, anche lei parte della storica formazione di basket. Per tutti questi motivi, in un’indagine che si rivela da subito tortuosa e che tocca anche le persone più vicine a lei, le viene affiancato il giovane promettente detective Colin (Evan Peters, bravo ma qui fa il compitino).

Così, tutti i personaggi di questa povera Easttown reclamano attenzione, ruggiscono e si fanno – come ormai anche l’ultimo degli esseri pensanti al mondo ha imparato a dire – “tridimensionali”. Raggiungono una loro compiutezza, ognuno con il suo lato oscuro, ognuno con i suoi particolari – persino quella maledettissima vecchietta che rompe per le noie causate da qualche teppistello. La serie cambia le marce a partire dal quinto episodio, dove entra in gioco anche il perturbante, l’orribile; più andiamo avanti nell'indagine più la nostra Mare, impulsiva e feroce, deraglia e, inevitabilmente, rovina tutto dei suoi rapporti personali finendo per mettersi in ridicolo o commettere a sua volta un reato anche grave. Tutto quello che finisce per fare Mare sembra essere destinato alla sconfitta. Mare ha vinto una sola volta, in quella maledetta partita di basket a vent’anni. Ma la vittoria e il successo non sono forse la morte dell'intelletto e dell'immaginazione? E allora spettatori, non sorprendetevi, se siete sempre dalla parte di chi perde. Viva Mare di Easttown.

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