Non è la Rai, Pamela Petrarolo sullo sfogo di Laura Colucci: “Follia, Boncompagni non era un mostro”
I 30 anni di Non è la Rai potevano essere l'occasione giusta per ricordare un momento d'oro della tv italiana e un programma, nato dal genio di Gianni Boncompagni, del quale si parla ancora oggi tra chi, da spettatore, ne ha fruito, e tra chi l'ha vissuta. Eppure, dopo il duro attacco via social di Laura Colucci, il clima tra le ex ragazze di Non è la Rai sembra essersi scaldato non poco. Parole al vetriolo che hanno spento in un secondo lo scintillio di quella "favola" che tanto fiabesca non era, secondo l'ex volto tv, che avrebbe celato "aspetti vomitevoli" di un ambiente "spietato e crudo", per citare le sue parole. Raggiunta da Fanpage.it, Pamela Petrarolo si dice scioccata per quanto riferito dalla collega Laura Colucci. L'ex ragazza di Non è la Rai smentisce categoricamente le accuse al programma di Gianni Boncompagni e Irene Ghergo.
Sei entrata per la prima volta in studio a soli 13 anni. Quali sono i ricordi che porti ancora con te?
Il ricordo di Non è la Rai è assolutamente il più bello e spensierato della mia adolescenza, non avrei potuto desiderare di meglio. Sono stata molto fortunata a far parte di un contesto come quello, dove a capo di tutto c’erano due geni che hanno creato un fenomeno del quale dopo 30 anni ancora si parla. Quell’esperienza rimarrà sempre nel mio cuore e a loro io sarò sempre riconoscente. Ho mantenuto tante amicizie con le ragazze e siamo tutte d'accordo: ogni volta che ci vediamo, ricordiamo con gioia i momenti vissuti insieme.
Come commenti, dunque, le parole usate dalla tua collega Laura Colucci, che ha parlato di un ambiente del tutto ostile a ragazzine di quell'età?
Quello che ha detto la signora non esiste, le sue parole si commentano da sole, non capisco dove voglia andare a parare, probabilmente ha provato a farsi pubblicità. Con le ex colleghe abbiamo un gruppo su Whatsapp e ci siamo dissociate dalle sue parole, siamo tutte scioccate. Ad ogni modo non capisco il senso di tirare fuori queste accuse 30 anni dopo, quando Gianni Boncompagni non c'è più. Avrebbe potuto farlo quando era vivo, almeno avrebbe potuto difendersi. Invece no, anzi, la signora era persino presente ai suoi funerali. Forse dovrebbe farsi un esame di coscienza.
Le sue accuse però sono state molto forti. Mettendo il caso che certe situazioni possano averla coinvolta personalmente, possibile che nessuna di voi si sia accorta di nulla?
Anche se fosse, è una cosa che ha riguardato solo lei. A Non è la Rai, come in tanti altri ambienti, sono state le persone a scegliere di fare qualcosa rispetto ad altro. Per me è stata una delle esperienze più belle della mia vita, poi quello che ognuno sceglie di fare tra le mura di casa sono affari suoi. Le scorciatoie ci sono sempre state da che mondo e mondo, io parlo per me e posso dire che in quegli studi ho sempre respirato un’aria pulita.
Quali erano i tuoi rapporti con Gianni Boncompagni?
Gianni è sempre stato per me il punto di riferimento assoluto. Io sono stata spesso a casa sua, ho costruito tre dischi nella sua sala di registrazione, andavo lì insieme gli autori, ma non significa scendere a compromessi. È folle. Lo trovo di cattivo gusto. Forse la signora cercava un momento di gloria spu**anando un programma del quale lei stessa ha fatto parte e facendo diventare Boncompagni un mostro. Gianni meriterebbe rispetto.