Nicola Savino, l’uomo che trasformava il trash in cult
Il turbamento emotivo cede alla sopraffazione del manifestarsi di un procinto di ulcera. Chiedendosi se si tratti o meno di fastidi psicosomatici, si conosce la causa, che non è altro se non il binomio Nicola Savino – Tv. E' dinanzi a congiunture astrali ed accidentali di questo tipo che non si può restare a guardare, anche se si tratta di banalissime repliche, nello specifico quelle di Matricole e Meteore, versione riciclata di un'ottima idea di Italia 1, lontana oramai quasi un lustro. Alla conduzione, appunto, Nicola Savino e Juliana Moreira. Ci si tiene ben lontani dall'esprimere un giudizio negativo sulla persona di Savino, è importante precisarlo perché la rabbia scaturita da questi progetti cui prende ed ha preso parte si aziona perché si ha di lui una reputazione ben più alta. Prevalgono ancora, ai suoi peccati, le sostanziali doti che può vantare.
La radio – E' l'elemento che meglio motiva questa apologia/accusa nei suoi confronti. Nicola Savino è in radio ciò che vorrebbe essere in Tv. E' il suo luogo naturale, si esprime al meglio, vanta quella grossa dose di ironia che riesce a sviscerare a pieno solo quando non sta davanti ad una telecamera. Questa precisazione non è attenuata dal fatto che, ad esempio, Deejay chiama Italia vada in onda in Tv al mattino e in diretta: fare radio mentre si è ripresi da telecamere è ben diverso che fare televisione. Inoltre il fattore Linus, cui Savino è affiancato da più di un decennio, costituisce sì un vantaggio nella facilità di sostenere un programma quotidiano (è Linus che fa il lavoro sporco del metronomo), ma allo stesso tempo dimostra che Savino sia un componente perfetto affinché la qualità e l'intensità delle loro mattine in radio non vengano mai meno.
L'insostenibile peso d'essere autori – Nicola Savino nasce principalmente così, come autore e regista. Non a caso il lavoro in radio sembra essere quello più vicino a queste figure, in quanto il nascondersi parziale sfama la vena intimista, l'aspetto da outsider che veicola l'indole di uno più capace a pensare cosa si potrebbe fare piuttosto che fare egli stesso. Eppure pare che non gli basti, naturalmente non gli basta, come se fare solo quello significasse avere il freno a mano azionato. Resta colonna portante dei trent'anni di Radio Deejay, da poco compiuti, soprattutto per questi suoi meriti.
L'incomprensibile scelta di non fare solo ciò che viene bene – E' la nota dolente che rende comprensibilmente incomprensibile il percorso di Nicola Savino, l'origine stessa di ciò che si stia scrivendo. Nel caso di Savino la Tv diventa esempio di qualcosa che strizza i talenti sino a rovinarli, perché sconsiderata nel farne uso. Non sarà forse così per tutti, ma si crede che sia accaduto nel suo caso. E' per questo atteggiamento della Tv (e perché per lui la conduzione Tv è Kryptonite) che nascono prodotti scadenti e riciclati in partenza. Più di tutto infastidisce che Savino incarni quel tipo televisivo che dovrebbe addolcire la spazzatura più spudorata, l'alchimista che trasforma il trash in cult: esempi eclatanti sono Colorado e L'isola dei famosi di quest'anno.
Gli si chiede di ripensarci, di tornare indietro, o meglio di star fermo lì dov'è: continuare a fare radio, cosa nella quale non rischia mai ripetitività. E' solo per la stima (ai limiti dall'essere condizionata) che si prova per lui. Tutto ciò per dire che ‘stasera in Tv ci sorbiremo Matricole e Meteore.