Netflix della cultura, Vigilanza Rai a Franceschini: “Perché il servizio pubblico è stato escluso?”
La questione della Netflix della cultura italiana finanziata da Cassa depositi come socio di maggioranza e affidata a Chili Tv per lo sviluppo della piattaforma continua a far discutere. Pochi giorni fa il tema è tornato al centro del dibattito pubblico per il coinvolgimento di un privato nell'operazione e la mancata inclusione della Rai, che in questo caso non ha avuto un ruolo, sebbene una piattaforma a disposizione per prestarsi al progetto Netflix della cultura ce l'avrebbe e si chiama RaiPlay.
A distanza di giorni non sono ancora arrivate motivazioni ufficiali da parte della Rai, sebbene siano emerse le perplessità di alcune personalità del servizio pubblico. Ma perché la Rai non fa parte dell'operazione "Netflix della cultura italiana"? La motivazione ufficiosa si lega al modello pay Tv cui la nuova piattaforma, che dovrebbe vedere la luce a gennaio, farà riferimento. Per ragioni costitutive l'azienda amministrata da Fabrizio Salini non potrebbe realizzare un sistema che preveda contenuti a pagamento per la visione di uno spettacolo teatrale o di un concerto venduto sulla piattaforma. Motivazioni che appaiono alquanto fumose e "inconsistenti", come dice il consigliere d'amministrazione Laganà. Resta dunque da parte di Salini e di Foa di parole chiare sul perché la Rai si sia tirata indietro.
La lettera a Dario Franceschini
Ad avere intenzione di chiedere spiegazioni è il presidente della commissione di vigilanza Rai Alberto Barachini (Forza Italia), che nei giorni scorsi ha proposto agli altri rappresentanti dell'organo che vigila sull'operato della Rai di firmare una lettera indirizzata al Ministro Dario Franceschini, in cui si chiedono esplicite motivazioni per l'esclusione della Rai dal progetto, almeno in una fase iniziale. Nella lettera si fa riferimento al ruolo centrale della Rai nella valorizzazione del sistema culturale e creativo, come previsto dallo stesso Contratto nazionale di servizio 2018-2022, "tramite una programmazione articolata e sempre più orientata in una logica multimediale e multipiattaforma".
La lettera in questione, tuttavia, non avrebbe trovato un consenso totale in commissione, spaccando l'organo e non riuscendo a raccogliere una unanime per la richiesta di chiarimenti a Franceschini. Unanimità che avrebbe potuto portare a un'eventuale convocazione in vigilanza del Ministro, molto improbabile visto il quadro che è venuto a crearsi. Resta importante il passaggio della prossima riunione del CdA Rai del 14 dicembre prossimo, durante la quale presumibilmente emergerà la questione.
I dubbi di M5s su Chili: "Società indebitata"
La lettera di Barachini va nella stessa direzione dell'interrogazione presentata giorni fa in commissione cultura dal Movimento 5 Stelle, indirizzata ancora al ministro Franceschini, con una richiesta esplicita di chiarimenti rispetto al coinvolgimento di Chili, azienda "con una posizione debitoria con 8 bilanci in passivo per oltre 50 milioni di euro di debiti".