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Nadia Toffa

“Nadia Toffa è morta” ma è una fake news, e lei replica: “Questi siti devono sparire”

Nadia Toffa replica con fastidio alla notizia pubblicata da un noto sito che spaccia fake news, dopo la pubblicazione di un contenuto che fa riferimento alla sua morte. “Questi fake devono sparire dalla circolazione. Fanno danno a tutti, compresi i lettori” scrive la conduttrice de Le Iene, raccogliendo un appello lanciato da La Stampa alle autorità affinché il sito in questione sia bloccato.
A cura di Stefania Rocco
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Nadia Toffa è morta”: questo è il titolo di un articolo pubblicato poche ore fa da un noto sito che spaccia fake news. La notizia è stata ripresa da La Stampa che posta un tweet in cui fa riferimento alla fake news in questione. Il sito in esame, infatti, riprende la grafica del noto quotidiano e, in parte, anche il nome. La Toffa stessa ha retwittato, accodandosi all'appello volto a eliminare dalla rete certi contenuti. La conduttrice de Le Iene ha scritto: “Grazie mille, questi fake devono sparire dalla circolazione. Fanno danno a tutti, compresi i lettori”.

La conduttrice de Le Iene sta combattendo il cancro

Quello di Nadia non è l’unico caso a essere utilizzato da una serie di portali fake per guadagnare facili click. Pochi giorni fa, sempre dalla stessa fonte, era partita la notizia, anche questa falsa, della morte improvvisa di Gabriel Garko, deceduto a causa di un incidente stradale. Nessun incidente e nessuna morte, per fortuna, solo il bieco tentativo di acquisire views, like e condivisioni. Nel caso della Toffa, questo espediente risulta ancor più odioso perché la conduttrice si sta battendo con coraggio contro un cancro.

Una fake news da oltre 170 mila views

La fake news sulla morte della Toffa, pubblicata l’11 marzo 2019, ha raccolto in poche ore oltre 170 mila views. Considerati i numeri, è semplice immaginare i motivi per i quali una notizia del genere, senza alcun fondamento, viene postata in rete. Quello de Lastampatv.it non è l’unico portale a praticare deliberatamente questo tipi di disinformazione. Gli esempi forniti dalla rete sono tanti e rischiano di diventare sempre più numerosi. Da qui l’appello lanciato alle autorità affinché siti del genere siano bloccati o, quantomeno, sottoposti a una verifica maggiormente scrupolosa rispetto a un certo tipo di contenuti lesivi.

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