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Moreno ha rianimato Amici, ce la farà a diventare un artista?

Vince Amici il solo che ha dato ritmo ad una trasmissione che quest’anno non ne aveva. Moreno meritava lo scettro soprattutto per questo. Adesso riuscirà ad emanciparsi e rendere Amici un vero trampolino di lancio, piuttosto che efficientissimo ufficio di collocamento?
A cura di Andrea Parrella
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Le parole su Amici sono già state ampiamente spese, sia in senso generale che per questa stagione in particolare. La conclusione tratta tre settimane fa fu che Amici 2013 fosse semplicemente un brutto prodotto, indipendentemente da quanto appeal potesse generare. I propositi della conduttrice, quest'anno, erano quelli di un totale stravolgimento della classica tendenza votata alla polemica e all'urlo facile, quella che era stata insomma la cifra caratterizzante delle stagioni precedenti. Mettendo da parte il televoto e dando spazio a giurati speciali per la valutazione, questo fenomeno è stato decisamente debellato, è un dato che si deve riconoscere. Ma con quali risultati? Quelli di una stagione al cloroformio, quadrata, soporifera, prevedibile e poco emozionante (almeno per capacità attrattiva verso un pubblico nuovo), che ha graziato solo gli affezionati che il programma lo guarderebbero sempre e comunque. Il programma aveva nelle grida una componente essenziale, eliminarle l'ha svuotato del tutto, rendendolo una scatola trasparente nella quale si potessero esibire i concorrenti. Più che brutto, semplicemente non commentabile, piatto.

Ha vinto Moreno, il più frizzante, il più esaltante, che è riuscito a dare del ritmo ad un programma che non ne aveva. E' bravo, intelligente, in gamba, può piacere o non piacere, ma la sua astuzia è evidente non solo nella composizione, pure nella scelta dei temi (il coccodrillo ad Amy Winehouse glielo avrà di certo suggerito un genio della comunicazione). L'aspetto più critico e preoccupante della sua vicenda è che sia il prodotto meno adatto a durare se proveniente da quel circuito chiuso, quell'arena che esalta i suoi toreri senza condizioni alternative. Non ci prendiamo in giro, il rap non nasce con Moreno e nemmeno ci muore, continuerà a sopravvivere di stenti perché come genere divide, anziché agglomerare, fa seguaci e anche oppositori che non hanno alcuna voglia di accoglierlo. Il rap non è pop ed avrà vita più dura una volta fuori da lì, se non altro perché a Moreno il gioco dell'oca del freestyle non glielo farà fare nessuno. Uno, avvezzo alle grida frastornanti dei serali, potrebbe uscire da lì dentro chiedendosi: "Perché nessuno più grida?" E qui la conclusione è una, la solita, cioè sperare che Moreno la marcia in più ce l'abbia, per sottrarsi ad una macchina che, nei prossimi tempi, gli lascerà poco spazio decisionale; per capire se abbia stoffa per non fermarsi ai 150.000 € di premio finale; per valorizzare Amici per quant'è, un trampolino di lancio e non un efficientissimo ufficio di collocamento.

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