Monica Scattini e le altre, quella TV delle ragazze che non esiste più
La morte di Monica Scattini ha sconvolto il mondo dello spettacolo. Tantissimi gli addetti ai lavori che la ricordano come una collega-amica straordinaria. Pur non avendo goduto sempre del nome nelle posizioni principali delle produzioni, tantissime a cui ha preso parte, resta impressa nell'immaginario collettivo dei tanti appassionati per alcuni ruoli che sono un cult. Ma la Monica Scattini che si vuole ricordare non è qui quella del cinema, ma quella che al contempo in tv rompeva le barriere e i canoni stilistici insieme ad un'armata rosa irriverente, capeggiata da Sabina Guzzanti. Parliamo de "La TV delle ragazze", qualcosa che adesso non c'è più e non certo perché non se ne sente il bisogno. Ad avercela di nuovo una trasmissione come quella, andata in onda in due stagioni, nell'autunno del 1988 e nella primavera del 1989.
Un cast incredibile, quasi tutto al femminile: Serena Dandini, Alessandra Casella, Sabina Guzzanti, Francesca Reggiani, Lella Costa, Tosca D'Aquino, Angela Finocchiaro, Maria Laura Baccarini, Iaia Forte, Syusy Bladi, Maria Amelia Monti, Cinzia Leone e lei, appunto, Monica. Era uno show che introduceva un elemento comune ad "Indietro Tutta", parodiare il sistema televisivo di quegli anni, ipotizzando un intero palinsesto televisivo. Un esperimento felice che lanciò le carriere delle sue protagoniste e che diede il via ad una serie di nuovi progetti "made in Dandini" che restano oggi inediti, veri e propri cult: da "Avanzi" a "Tunnel".
"La TV delle ragazze" ad oggi è un format che nella storia della televisione italiana non è mai più esistito. Anche le stesse autrici, tra cui figurava anche Serena Dandini, erano tutte in "quota rosa": Valentina Amurri e Linda Brunetta. Alla regia? Che domande, una donna: Franza Di Rosa. Il merito di questo grande "collegio" è stato quello di rendere un'immagine dell'universo femminile completamente distante da quello che la televisione dell'epoca proponeva. Nessuno come loro a tutt'oggi, che di ridere dello stereotipo di un certo tipo di donna, si sente eccome.