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Michele Santoro lascia “Servizio Pubblico”. Ha voglia di cambiare ancora

Dopo 30 anni di tv in trincea, Michele Santoro lascia la forma di talk così com’è, manda in pensione “Servizio Pubblico” e prova a sperimentare ancora.
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Michele Santoro cambia tutto. Dopo 30 anni di televisione in trincea, inventando uno stile e portando la "piazza" in uno studio televisivo, ora che il genere è stanco e vecchio, ha voglia di una nuova sfida e di un nuovo corso per il talk show. In queste ore sta presenziando alla conferenza stampa di una sua creatura, "Anno Uno", il formato giovane per i giovani di "Anno Zero" condotto dalla sua figlioccia Giulia Innocenzi. Il programma andrà in onda in un nuovo ciclo di 4 puntate ed è stato proprio lui a presentare la nuova edizione, facendo il punto anche sul suo futuro. Chiuderà con "Servizio Pubblico", probabilmente chiuderà anche con La7. Almeno questo è quello che si evince dalle sue dichiarazioni.

Con la puntata del 18 giugno finisce Servizio Pubblico. Una trasmissione che ha segnato una parte importante della storia della tv italiana perché è nata senza avere nessun canale di distribuzione che è riuscita a fare di una piattaforma distributiva della portata dello 0,3, a contenere l'8% di ascolto.

Michele Santoro fa notare che il risultato è difficilmente eguagliabile, una performance che è studiata nelle università di tutta Europa mentre in Italia è passata nel silenzio generale. D'altronde Michele Santoro è personaggio scomodissimo, temuto e osteggiato. Dal punto di vista professionale ha avuto tre vite, forse quattro. Parte con "Samarcanda" su Rai Tre ed inventa un genere. Nel 1990 Giovanni Falcone è ospite di una puntata speciale, due anni prima di Capaci. Poi arrivò "Il rosso e il nero", sempre su Rai Tre, "Tempo Reale" e poi la breve parentesi (non tanto breve: in tutto tre anni) su Italia 1 con "Moby Dick". Il ritorno su Rai Uno con "Circus" poi gli anni Duemila tutti su Rai Due: "Sciuscià", dal 2000 al 2002 su Rai Due, "Il raggio verde" nel 2001 e la cacciata, con quel famoso "editto bulgaro" con cui Silvio Berlusconi sancì di fatto la fine de "Il Fatto di Enzo Biagi", "Sciuscià" e "Satyricon", chiudendo le porte del servizio pubblico ad Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e lo stesso Michele Santoro.

Ripartirà da "Annozero" su Rai 2, dal 2006 al 2011. Nel mezzo l'esperimento "Raiperunanotte", programma autofinanziato che fa la storia. Seguito sul web e in contemporanea su Current Tv, Sky Tg24 e sulle televisioni locali, lo show viene visto da 125mila persone solo sul web, realizzando il 13% di share su tutte le piattaforme locali. Seguiranno ancora "Tutti in piedi" e poi "Servizio Pubblico", che ha fatto i numeri che ha fatto, introducendo ancora innovazioni nel campo dei talk show, come l'introduzione degli attori che ricostruiscono fatti e vicende della vita politica del paese.

Dopo più di 100 puntate di "Servizio Pubblico", Michele Santoro si ferma un attimo, dunque. La crisi dei talk show per lui è una bufala, ad essere in crisi è l'intero sistema televisivo perché "non c'è innovazione, è scomparsa da tempo". Il giornalista salernitano si prepara alla sua quinta vita professionale: cambierà ancora le sorti del talk show?

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