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Matilda De Angelis: “La Tv deve iniziare a parlare ai giovani, oppure morirà”

Ha invaso il palco di Sanremo come un oggetto misterioso e dal 23 marzo la ritroviamo su Rai1 in “Leonardo”, nei panni di Caterina da Cremona. Senza volerlo Matilda De Angelis si è scoperta simbolo delle nuove generazioni in Tv. Ruolo che non rifiuta, riconoscendo in questa intervista l’importanza di forzare i linguaggi della televisione: “Nel nostro piccolo dobbiamo portare una nuova visione del mondo”.
A cura di Andrea Parrella
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Dopo il Sanremo più anomalo della storia, Matilda De Angelis continua ad essere un volto presente in Rai. Dal 23 marzo è tra i protagonisti della serie "Leonardo", nel quale interpreta Caterina da Cremona, un personaggio di fantasia calato nelle vicende biografiche di Leonardo da Vinci. Giovane, talentuosa, fuori dagli schemi e lontana dal tipico aplomb televisivo, la presenza di Matilda De Angelis sulle frequenze nazional popolari continua a essere una notizia proprio per la distanza apparente dal mondo televisivo. Lei lo sa e non ha alcuna intenzione di nasconderlo, riconoscendone anzi il valore.

Matilda, come ti sei intrufolata nella vita di Leonardo? 

Siamo partiti da un bozzetto di Leonardo da Vinci, "La scapigliata". Quindi pur essendo un personaggio di fantasia è su questo spunto che ho lavorato. Si presenta girata per tre quarti, lo sguardo basso però curioso, un po' furbo e comunque simpatico. Non è remissiva e ha questa massa di capelli folle. I riferimenti me li ha dati una sceneggiatura solida, Caterina è un personaggio di finzione ma forte, racchiude in sé tanti aspetti del femminile emblematici nella vita di Leonardo. È una donna determinata, assolutamente indipendente, che quando conosce Leonardo ne riconosce il genio ma non si lascia schiacciare, anzi diventa la sua musa, la sua migliore amica, la sua consigliera, una madre, in tutto e per tutto la sua controparte pratica che lo riporta sempre alla realtà. 

Una scena di "Leonardo"
Una scena di "Leonardo"

Come in The Undoing, anche in "Leonardo" reciti in inglese. Da fuori appare come un'impresa titanica, ma quale sensazione si prova effettivamente ad interpretare un personaggio parlando una lingua che non è tua?

Per me è un processo identico dal punto di vista della memorizzazione, che ritengo la parte più semplice del mio lavoro, visto che memorizzo le cose appena le leggo. Recitare in inglese è un'esperienza che ritengo liberatoria. Non ho tutta una serie di schemi prefissi che mi riportano a situazione reali già vissute, le parole non mi riconducono a situazione concrete, non avendole usate così tanto come in italiano. In qualche modo nei confronti delle parole inglesi non ho preconcetti perché è come se le pronunciassi per la prima volta. Il contesto non mi pesa.

Leonardo va in onda su Rai1 e si misura con un pubblico generalista. Credi sia una serie adatta, o rischia di incontrare qualche resistenza?

Credo si presti assolutamente a questa fruizione, ma è anche un prodotto destinato a un'esportazione massiccia all'estero, vista la produzione che c'è alle spalle. L'approccio adottato per la serie è quindi quello di un respiro internazionale, affinché sia fruibile in una grande varietà di paesi. 

Cambia qualcosa rispetto ad un prodotto pensato principalmente per l'Italia?

La concreta differenza che ho percepito è relativa al tempo e allo spazio a disposizione per la lavorazione. Abbiamo girato poche scene al giorno, avevamo un regista inglese (Daniel Percival ha diretto 6 episodi, Alexis Sweet 2, ndr) abituato a un certo tipo di meccanismi, che si prendeva tutto il tempo necessario per fare la scena come voleva. È capitato che, pur avendo in previsione di girare quattro scene al giorno, se ne chiudesse una sola. 

Rai1 e il suo pubblico rimandano inevitabilmente al tuo Sanremo. Hai percepito scetticismo nei tuoi confronti?

Forse sì, ma è legittimo, diciamo che il mio approccio alla televisione è certamente strano rispetto al linguaggio tradizionale, perché in effetti non la conosco bene e mi approccio in una maniera forse imprevedibile rispetto ai parametri classici.

Matilda De Angelis protagonista a Sanremo 2021
Matilda De Angelis protagonista a Sanremo 2021

Non a caso in conferenza stampa avevi ammesso di non aver visto televisione sino a 18 anni. 

Eh appunto (ride, ndr). Io sono un po così, credo anche di parlare una lingua più vicina a quella delle nuove generazioni e questo è un cambiamento al quale dobbiamo aspirare per portare una nuova visione del mondo. È importante che accada. C'è chi capirà e chi no, ma nel nostro piccolo dobbiamo provare a rivoluzionare un po' le cose.

È una considerazione che ha a che fare con i destini della televisione stessa. 

Ritengo questa cosa fondamentale, se la televisione non sarà capace di rendersi fruibile a un pubblico di giovani è destinata a morire. 

Su quel palco eri una specie di presenza aliena, forse ha funzionato proprio per questo.

Non so dire se sia così, io ho portato su quel palco quello che sono, autentica nel senso dell'essere priva di grandi filtri. Poi è chiaro che mi rendo conto del linguaggio da utilizzare per essere rispettosa in un contesto, ma penso la mia presenza a Sanremo abbia fatto effetto perché in generale su quel palco ci sono pochi giovani, le cose proposte sono sempre molto simili. È strano dirlo, ma quando all'interno di un contesto così porti una persona di 25 anni, una parte di quel mondo rimane decisamente spiazzata. 

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