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Ormai a Masterchef Italia si cucinano solo le emozioni

Che annata è stata per il format di cucina più noto al mondo? Buona, anzi ottima. Scritta benissimo anche se ormai è sempre più emozioni e meno cucina e i giudici restano la faccia vincente di questo show senza però esserne l’anima. Non a caso, Cracco si fermerà per concentrarsi sui suoi progetti in cucina. Quella vera, non quella che vediamo in tv.
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Si è conclusa con la vittoria di Valerio Braschi, il genio in cucina di soli 18 anni, la sesta edizione di MasterChef Italia. Che annata è stata per il format di cucina più noto al mondo? Buona, anzi ottima. Scritta benissimo, si sente tutto il passaggio di consegne da Magnolia a Endemol certificato in quel twist finale inaspettato con i quattro giudici che decidono di concedere la finalissima – per la prima volta nella storia del format – a tutti e tre gli chef amatoriali rimasti in gara.

Archiviata la disastrosa esperienza della finale in diretta di ormai tre stagioni fa, ma del quale il ricordo è sempre vivo perché da ripassare a memoria per chi studia la tv come esempio su come non fare la tv, si è capito che a MasterChef creare delle storie è tutto, anche più della cucina stessa. Ecco allora che, fatta eccezione per alcune prove in esterna, il ritmo viene tutto sostenuto dalle emozioni dei concorrenti, dalle loro motivazioni, dal rapporto che si crea con i giudici. Rapporto che – come abbiamo bene letto su Dissapore – in realtà non è così solido come ci viene fatto credere perché i quattro giudici hanno auricolari e sono quasi comandati a distanza dagli autori, i veri ‘deus ex machina" dello show.

E allora complimenti a loro, il team di autori che segue ogni particolare e ogni dettaglio sin dalle primissime battute, attenti a trovare il giusto bilanciamento tra uno chef del futuro e una storia giusta. Il match tra questi due elementi crea l'alchimia perfetta. Ai giudici il facile compito di tirare un rigore a porta vuota. Bruno Barbieri, Joe Bastianich, Carlo Cracco e Antonino Cannavacciuolo sono la faccia di questo show, ma non l'anima. Eppure restano fondamentali. Sono maschere di se stessi, marcano sui loro tormentoni, sulle inflessioni vocali: il "veloceeee" di Carlo Cracco è sempre più frequente come il dialettale di Cannavacciuolo ("No'si fa così, no'si fa"), il carattere precisino di Barbieri e la sfrontatezza arrogante – tipico degli americani – di Joe Bastianich.

E da giovedì 16 marzo MasterChef raddoppia. Parte la prima edizione della versione "Celebrity" con 12 vip dal mondo dello sport, del giornalismo e dello spettacolo. Sarà la prima edizione senza Carlo Cracco tra i giudici. E non c'è da stupirsi se ha rinunciato al format per prendersi una piccola pausa, concentrandosi sui suoi progetti in cucina. Quella vera, non quella che vediamo in tv.

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