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Marco Palvetti e la morte di Salvatore Conte: “Preferivo non morire”

L’attore di “Gomorra – La Serie” rilascia per la prima volta un’intervista sulla morte del suo personaggio, il boss degli “spagnoli” Salvatore Conte.
A cura di G.D.
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La morte di Salvatore Conte è un boccone ancora troppo amaro da digerire. Dopo più di due settimane, Marco Palvetti parla per la prima volta del colpo di scena che ha fatto arrabbiare i fan della serie in onda su Sky Atlantic HD. Nell'intervista, pubblicata dal settimanale "Chi" in esclusiva, l'attore rivela di aver appreso della morte del suo personaggio all'inizio dell'anno scorso e di essere rimasto sorpreso dalla scelta degli sceneggiatori.

Ho apprezzato i fan che si sono scatenati sui social dopo che il mio personaggio in Gomorra, il boss Salvatore Conte, è stato ucciso. Li ho ringraziati pubblicamente. Quello che non mi interessa, invece, è il bla bla delle polemiche.

"Nessuna lite con nessun attore o sceneggiatore"

Marco Palvetti stoppa qualsiasi pettegolezzo, confermando di non aver litigato mai con nessuno del cast:

Si è parlato di liti, ma posso dire di avere avuto con tutti rapporti professionali normali. Per il resto, sono rimasto sorpreso anch'io quando ho saputo la data della "mia" morte!.

Ma il suo personaggio, Salvatore Conte, resta uno dei cattivi più riusciti della storia della tv moderna, al punto che continuano a girare voci assurde su possibili "resurrezioni" e spin-off. Lui ha saputo che sarebbe "morto" solo all'inizio dello scorso anno:

Ho saputo che sarei "morto" all'inizio dell'anno scorso. Ero in tournée teatrale con la commedia Nuda proprietà e ho ricevuto la sceneggiatura dell'episodio 3. Non me lo aspettavo, ma ho detto ok, se devo farlo lo faccio. Sono riuscito a mantenere il segreto con tutti quelli che chiedevano anticipazioni. E, tornato sul set, ho cercato di comporre ciak dopo ciak questa "collana di perle" che spero abbia lasciato il segno.

Marco Palvetti, nato a Pollena Trocchia, in provincia di Napoli, descrive così il suo personaggio:

È un uomo molto distante da me. Una pantera che sa aspettare, ascoltare e poi attaccare. Da attore l'ho amato, da spettatore l'ho temuto e qualche volta odiato, da cittadino di certe zone l'ho trovato drammaticamente utile per esorcizzare le cose che odio di quegli stessi luoghi.

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