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Màkari, Claudio Gioè: “Successo inaspettato, il confronto con Montalbano una responsabilità”

Il protagonista della fiction di Rai1 ha parlato di questa esperienza dal successo inatteso: “Avevamo un carico alle spalle molto gravoso, prendevamo il posto il lunedì sera del mitico commissario Montalbano, giravamo in Sicilia come lui, non nascondo che c’era un carico di responsabilità che ci gravava”.
A cura di Andrea Parrella
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Claudio Gioè è un volto sempre più presente nella fiction Rai, di cui in queste settimane è signore indiscusso grazie al successo oceanico di Màkari. Girata in Sicilia, nel trapanese, in luoghi splendidi dal punto di vista paesaggistico, la fiction sta appassionando i telespettatori soprattutto per la sua narrazione avvincente.

Il protagonista, quando manca solo una puntata alla fine della prima stagione, ha parlato al programma radiofonico I Lunatici, in onda ogni notte su Radio 2, di questa esperienza: "Se ci aspettavamo un successo del genere? No. Credo non se lo aspettasse nessuno. Avevamo un carico alle spalle molto gravoso, prendevamo il posto il lunedì sera del mitico commissario Montalbano, giravamo in Sicilia come lui, non nascondo che c'era un carico di responsabilità che ci gravava. L'affetto del pubblico ci ha riempito di gioia e ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo".

Il rapporto con il protagonista Saveri Lamanna

L'attore parla del suo rapporto con il protagonista, Saverio Lamanna, e delle analogie che caratterizzano questa relazione: "Parliamo di un palermitano che ha più o meno la mia età, che decide di tornare in Sicilia dopo un lungo periodo di lavoro a Roma. Una cosa che ha coinciso con la mia biografia recente. Sono tornato da due anni a Palermo dopo ventisette anni vissuti a Roma".

La seconda stagione di Màkari

Non si sbilancia su una seconda stagione di Màkari, ma ripercorre la sua carriera tornando ai primi successi che gli hanno permesso di essere riconoscibile al grande pubblico: "Il momento in cui hanno iniziato a riconoscermi per strada? Con ‘I cento passi' ho avuto un inizio di riconoscibilità. Avevo 24 anni, mi ricordo che a Venezia fu presentato il film e lì è stato un bellissimo momento. Poi la grande popolarità mi è arrivata con ‘Il capo dei capi', che fece ascolti straordinari.  Quegli ascolti hanno portato con se tutta una serie di cose, tra cui anche una dose di popolarità. Ma ero già grandicello, avevo 33 anni, tanti anni di gavetta alle spalle, tanti anni in cui non avevo lavorato". Non sono mancati, tuttavia, i momenti difficili:

Dopo ‘I cento passi' ebbi una grossa delusione, pensavo che fare il proprio lavoro bene potesse aprirti possibilità in questo mondo del cinema, poi ho capito che non bastava, ci sono tutta una serie di cose, di incontri fortuiti, di coincidenze che devi cercare di prendere al volo, che poco c'entrano col tuo talento e la tua passione. Anche se io ho sempre cercato di farmi guidare da questo. Dalla passione.

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