Luisa Pollaro ai domiciliari: Le Iene avevano ragione su Adelaide Ciotola, video
Il programma Le Iene fu il primo a sospettare della probabile infondatezza della storia, con un servizio nel 2010 che faceva trapelare i primi dubbi sulla vicenda della piccola Adelaide Ciotola. Vi sarà, forse, capitato, di fare zapping in tv e soffermarvi su questo caso: una bambina affetta da sindrome del lobo medio e sua mamma, sempre accanto a lei nella lotta contro questa malattia, che necessitavano fondi per il ricovero e l'intervento tempestivo in America.
Tanti gli appelli televisivi, in special modo a Canale 5: da Barbara D'urso nel suo pomeriggio tv, nel salotto della Panicucci e altri inviti e presenze sul piccolo schermo, per incentivare la solidarietà da casa verso la sventura della piccola Ciotola. Arriviamo al caso: la storia parla di Adelaide, che sin da piccola comincia ad avere problemi respiratori, che la costringono a continui ricoveri. Il primo nosocomio che visita la bambina è il Gaslini di Genova, dal quale la diagnosi, spacciata dalla madre, è inquietante: sindrome del lobo medio, malattia rara e ad alta gravità patologica, che richiederebbe per la bambina un intervento urgente a Houston, dove praticherebbero l'esercizio medico i migliori specialisti per la cura di questa malattia. Per farlo, però, la famiglia Ciotola ha bisogno di soldi e fin qui nessun sospetto: il pubblico italiano è colpito dalle parole della piccola Adelaide, cronista diretta della vicenda, racconti di vita che fanno presagire un'esistenza difficoltosa e ingestibile per una bambina di 10 anni.
Gli appelli in tv non sono l'unico mezzo di raccolta fondi: social network e web generico si mobilitano per dare il loro contribuito alla causa e aiutare questa piccola e deliziosa bambina, che meriterebbe un'esistenza migliore. Viene scritto anche un libro, sotto il suo nome, che racconta le sue giornate e gli incontri, le amicizie e le vicende in Ospedale. La piccola Ciotola, sempre accompagnata dalla mamma, Luisa Pollaro, appare sul piccolo schermo in così tante occasioni che appare disinibita e spigliata dinanzi alle telecamere, giudica lo studio televisivo una seconda casa e prende dimestichezza e confidenza con i personaggi invitati ai programmi che la ospitano. Ormai è una semi-celebrità, e paradossalmente grazie alla sua malattia.
Patologia che la procura di Genova scopre essere falsata: ebbene sì, le indagini parlano di cartelle cliniche manomesse. In realtà la diagnosi della bambina non avrebbe rilevato alcunchè di grave, ma Luisa Pollaro e Vincenzo Ciotola, genitori della bambina, versando in condizioni di disoccupazione e disagio economico, pensarono di falsificare le carte e far apparire la loro figlia, agli occhi di tutti, un caso grave, addirittura a rischio di morte.
170.000 euro tra proventi delle ospitate in tv, della vendita del libro e aiuti per mezzo del conto corrente della Pollaro, che aveva anche ottenuto l'invalidità totale e quindi un aiuto economico familiare: una vera e propria truffa ai danni dello stato e privati, nonchè falso ideologico e morale, per il clamore mediatico suscitato e per quelli che ora potremmo definire copioni di teatro, recitati dalla bambina in tv.
Un altro caso di profitto familiare con i bambini in tv. Anche l'amico dei coniugi Ciotola, Gianluca Scelzo, è indagato. Com' è possibile speculare sulla salute di una figlia, sangue del proprio sangue e frutto della propria esistenza per un pò di denaro? Sfruttare la sua immagine, inventare tragiche esperienze ospedaliere, attacchi respiratori, crisi, sofferenze? A onor del vero, Adelaide ha avuto da piccola problemi frequenti che l'hanno portata a diversi ricoveri, ma non è affetta da malattie gravi, non risulta colpita da questo morbo e non è nemmeno a rischio di vita, per le carte ufficiali e per i medici che l'hanno visitata.
Coloro che questa storia l'hanno vista da vicino, si sentono indignati, raggirati ed esterefatti: l'incredulità è generale e qualora la procura di Napoli, che ora si occupa del caso, confermasse l'accusa per Pollaro e famiglia, una sola esclamazione ci resta: Che schifo!