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Luca Bizzarri: “Da ragazzo non studiavo, divenni amico di uno che vendeva sigarette di contrabbando”

Luca Bizzarri è uno dei personaggi più noti del piccolo schermo che tra non molto rivedremo nello studio di “Quelli che il calcio”. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, contrariamente a quanto ci ha abituato in questi anni di notorietà, si è aperto parlando anche del suo passato: “Ho fatto tanti errori che non rifarei, come perdere tempo. Dai 14 ai 20 non ho studiato, non facevo niente”. Mentre adesso, il suo impegno sociale lo dimostra con la sua “battaglia” a colpi di tweet, dove commenta in maniera pungente la politica dei giorni nostri.
A cura di Ilaria Costabile
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Foto di Getty Images
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Il nome di Luca Bizzarri non è di certo sconosciuto ai più, anzi, è senza dubbio uno dei personaggi più noti della tv, uno di quei comici che ha segnato la generazione degli Anni Novanta, che si è fatto conoscere con la satira in coppia al suo inseparabile amico, Paolo Kessissoglu, con cui per anni è stato protagonista sul piccolo schermo. A breve ritornerà a parlare di sport nella trasmissione "Quelli che il calcio", senza mai dimenticare la comicità, ma intanto ha scritto un libro, un romanzo, in cui parla anche un po' della sua vita, come racconta in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera.

Luca Bizzarri adolescente inquieto

Irriverente e sempre con la battuta pronta, il comico genovese è sempre stato piuttosto riservato e della sua storia personale non ne ha mai parlato così apertamente, ma quando si scrive un libro è inevitabile che in quelle pagine fluisca parte del proprio passato. Ed è così che l'attore si apre sulle pagine del Corriere: "Ho avuto un’adolescenza inquieta, ma è tutto passato. Alla fine, siamo il risultato di quello che abbiamo fatto. E io fatto errori, ce ne sono mille che non rifarei. Come perdere del tempo. Completamente, dai 14 ai 20 anni. Non ho studiato, non ho fatto niente". Ovviamente ciò non significa che Luca Bizzarri così come siamo abituati a conoscerlo, sia tutt'altra persona da quella che era in passato, ma ci sono momenti della sua adolescenza che, senza dubbio, gli sono rimasti ben impressi nella mente, ma ora appartengono ad tempo ormai lontano:

Non ero un gran delinquente. Però, con grande gioia di mamma e papà, ero diventato amico di un marocchino che vendeva sigarette di contrabbando in via 20 settembre, a Genova. Passavo le sere con lui a parlare e vendere sigarette. Nel suo Paese, era stato un professore universitario e si chiamava Zbir. Mi ha ispirato lui il boss della malavita del romanzo. La nostra amicizia è durata pochi mesi, poi lui è scomparso. Però, furono sere belle. Parlavamo di qualsiasi cosa. Quando lui stava per finirle (le sigarette ndr.), andava a prendere le altre e io rimanevo a tenere il banchetto. Per cui, qualche volta, le vendevo anch’io. 

La ‘battaglia' politica a colpi di tweet

Non solo attore, comico e adesso anche romanziere, ma Luca Bizzarri è diventato uno dei personaggi più famosi su Twitter dove con sarcasmo e molta serietà, contesta le scelte della politica. I suoi tweet, ormai, sono diventati un'istituzione, tanto che il suo account è seguito da più di un milione e mezzo di persone: "Mi piace fare le pulci a quelli che dirigono la baracca, punzecchiare e indicare il pistolino del re" rivela al noto quotidiano. Intanto, non solo commenti pungenti e precisi si vedono sulla sua pagina, ma il comico genovese ha creato anche un modo alternativo di parlare di argomenti importanti per il nostro Paese, inventando una sorta di fiction a puntate con protagonisti i nostri politici, sotto altro nome, come ad esempio Luis de Mayo detto Giginho, Alejandro de Baptista, Zingaretto, Salvinho:

Ho pensato che la storia di questo governo, con Giginho che tradisce Salvinho, Salvinho col moijto, se metti i nomi sudamericani, è una telenovela degli anni ’80. Fazenda Italia. Amo quando riesco a mettere in burletta cose che sembrano importanti. Il problema di tutti questi è che hanno dinamiche da personaggi di reality, non da politici. Che importa. I politici sopravvalutano il potere dei social, convinti da persone che coi social ci lavorano e hanno il beneficio di lasciarglielo credere. Twitter non è questo think tank, non è un posto dove la gente va per cambiare idea, ma dove va per mandarsi a quel paese.

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