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Se solo la Tv fosse tutta “Propaganda”

Il programma condotto da Diego Bianchi racconta il successo di Salvini autocitandosi e andando a ripescare le immagini di “Gazebo” risalenti alle europee 2014. Una scelta che ribadisce l’efficacia e l’originalità di linguaggio di una trasmissione unica nel panorama televisivo italiano.
A cura di Andrea Parrella
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Non è la prima volta, a occhio e croce, che Diego Bianchi e la squadra di "Propaganda Live" attingono dal loro passato in Rai per rifinire il loro programma in onda su La7. Non può però passare inosservato il modo in cui è accaduto per la puntata del 27 maggio, eccezionalmente collocata al lunedì per fare un bilancio della tornata elettorale appena terminata.

Se analisti, conduttori e giornalisti da ore articolano nelle più svariate forme il possibile paragone tra l'esito delle europee 2019 e quelle di cinque anni fa, quando l'altro Matteo (Renzi) portò a casa il suo più eclatante successo elettorale con il 40.8 % dei consensi, il programma condotto da Diego Bianchi resta in scia, ma lo fa con il proprio linguaggio. Riaffiorano quindi le immagini di "Gazebo", genitore di Propaganda in onda su Rai 3 fino al 2016, provenienti dal day after delle europee 2014, utili a raccontare il clima percepito mentre prendeva forma l'impietosa dimostrazione di forza del Renzi osannato e santificato di cinque anni fa.

Il resto è storia, la débâcle politica dell'allora condottiero toscano si è materializzata in modo inatteso, nonostante l'ex premier apparisse al tempo invincibile. Il richiamo all'attuale condizione di Salvini assume quindi la funzione di monito, come a sottolineare quanto siano imprevedibili e rapidi i tempi della politica.

Lì dove le riflessioni e le analisi a parole non possono arrivare, ci pensano le immagini, in questo caso gli archivi, che peraltro sono della Rai. L'esempio specifico di questo finale di stagione porta a una riflessione di respiro più ampio, perché Propaganda Live conferma una volta per tutte di essere un unicum dell'attuale panorama televisivo italiano. Nessuno al pari della squadra di Bianchi, in questi ultimi anni, ha saputo trovare una forma espressiva così incisiva e riconoscibile, fuori da schemi predefiniti e formati televisivi (non a caso è difficile inquadrare la tipologia di programma in una definizione), in cui si sia riconosciuto un target di pubblico specifico, se vogliamo adottare una definizione tecnica, o un'intera fascia di elettorato a voler esagerare.

Guardare Propaganda Live trasmette l'idea di essere a Propaganda Live, sentirsi a casa, trovarsi in un contesto in cui impera una leggerezza che non è disimpegno. E tutto questo accade mentre si fa informazione. Un'emittente televisiva lungimirante, bramosa di un'identità definita, un progetto del genere lo mette al centro della propria programmazione. E infatti La7 non poteva fare scelta migliore in questi ultimi anni, scippando a Rai3 il prodotto televisivo più originale delle ultime stagioni e rendendolo una colonna portante della programmazione settimanale. Nell'Italia che vorrei, la Tv è tutta come "Propaganda Live".

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