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Simona Ventura regista a Venezia: “Racconto un miracolo nella pandemia. E voglio vaccinarmi”

Il documentario diretto da Simona Ventura, Le 7 giornate di Bergamo, è tra le proiezione speciali della 78esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. La regista e conduttrice, intervistata da Fanpage.it, ha dichiarato di avere appreso la notizia con felicità e commozione. Poi, ha svelato tutti i dettagli di questo progetto che racconta la pandemia e il miracolo dell’unione.
A cura di Daniela Seclì
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Il documentario Le 7 giornate di Bergamo, diretto da Simona Ventura, è nella categoria Proiezioni Speciali della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia. La regista e conduttrice, dopo aver espresso il suo entusiasmo sui social, si è raccontata in un'intervista rilasciata a Fanpage.it.

Il documentario "Le 7 giornate di Bergamo" è tra le proiezioni speciali della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia. Come hai accolto questa notizia?

Non ci ho creduto fino a stamattina. È stata una bellissima sorpresa. Una felicità senza pari, sono davvero felice e commossa. Ho ripreso in mano la regia. Tanti anni fa, facevo la giornalista sportiva e montavo i miei pezzi. Ero specializzata nel raccontare le storie per immagini. Ho abbandonato questa cosa per fare altro. È rimasta silente, in un angolo, però era ancora lì.

Di cosa parla il documentario da te diretto?

Le 7 giornate di Bergamo racconta l'intuizione di Sergio Rizzini, direttore generale della Sanità degli Alpini. In sette giorni, imprenditori, artigiani e tifosi dell'Atalanta, hanno unito le forze e hanno costruito tutti insieme un ospedale all'avanguardia alla Fiera di Bergamo. È stato un miracolo.

Dunque, hai raccontato un tema doloroso come quello della pandemia, dalla prospettiva della speranza.

Certo, io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno. Riconosco di essere stata fortunata, perché attorno a me ci siamo ammalati in tanti, però alla fine stiamo tutti bene. Quindi qualcuno potrebbe dire che a me la speranza viene facile. Però raccontare la pandemia dal mio punto di vista è stato arricchente anche per me.

Quale messaggio speri che arrivi a coloro che guarderanno il documentario?

Che è stato fatto un miracolo che ha unito parti che altrimenti non si sarebbero mai unite. I tifosi dell'Atalanta, la cui fama li precede, perché passano per una delle tifoserie più violente d'Italia, si sono uniti agli alpini, agli artigiani, agli imprenditori. L'unione di individui così diversi tra loro, ha creato un'eccellenza che ha salvato 700 persone. Se ci uniamo non c'è niente che ci possa fermare. Quello che a volte manca all'Italia è proprio questo, unirsi per il bene del Paese. Dai carri che andavano via nella notte da Bergamo, deve nascere un nuovo sentimento, una nuova consapevolezza.

Sui social hai ringraziato il tuo compagno Giovanni Terzi, che ruolo ha avuto in questo progetto?

Nulla sarebbe accaduto se non ci fosse stato lui accanto a me. Mi ha fatto sentire protetta. Io sono sempre stata una creativa, ma le troppe responsabilità e la mia cecità davanti a nuovi orizzonti, mi hanno un po' tarpato le ali. Ma è colpa mia. Il fatto che ci sia Giovanni che mi toglie molte castagne dal fuoco, mi aiuta a essere più libera mentalmente. Io mi concentro sulla creatività e lui sbriga le incombenze. Questo è importante.

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Tu per prima hai fatto i conti con il Covid, cosa ricordi dei giorni della malattia e dell'isolamento?

Ero quasi asintomatica. Non ho avuto febbre e tosse. Mi sono curata ed è andata bene. Uno dei lati più terribili della malattia è l'isolamento. Non si possono più vedere i propri cari, non hai una mano a cui appoggiarti, è una cosa tremenda. La pandemia è stata una grande prova, ci siamo ritrovati tutti nella stessa casa e mi sono resa conto che erano anni che non mangiavo con i miei figli e Giovanni con i suoi. Ci siamo trovati a condividere cose molto importanti, al di là del dolore.

Ora possiamo contare sull'arma del vaccino.

Sono favorevole alla vaccinazione. Dobbiamo vaccinarci. Sono ancora immune però appena scadranno i termini andrò a vaccinarmi. Sto attenta perché la variante Delta è imprevedibile.

A settembre tornerai su Rai2 in un nuovo programma che condurrai insieme a Paola Perego.

Stiamo lavorando alacremente. Adoro avere un'amicizia così importante con Paola, perché è davvero una persona perbene al di là della professionista che tutti riconoscono. È bello averla come amica, stiamo mettendo su una cosa divertente. In quella fascia, dalle 11:00 alle 13:00, spero di poter essere d'aiuto alle persone per cui il televisore è l'unica compagnia.

A causa del Covid, hai dovuto rinunciare alla partecipazione al Festival di Sanremo 2021 in qualità di ospite. Ritieni che l'occasione si possa ripetere nella prossima edizione?

È stato frustrante non poterci andare. Avrei rivisto con piacere i miei amici Fiorello e Amadeus. Spero che Amadeus faccia anche il terzo Festival. Come direttore artistico ha fatto un lavoro eccellente. Sarò sempre sua fedele fan, ho la fortuna di averlo come amico. Tornare come ospite? Vedremo. Per il momento auguro buon lavoro a tutti.

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