La storia di Giuseppe Moscati: L’amore che guarisce stasera in tv
Stasera su Rai 1 verrà riproposta la fiction tv "Giuseppe Moscati, L'amore che guarisce", indimenticabile biografia del "medico santo", interpretato magistralmente da Beppe Fiorello. Nel cast anche Kasia Smutniak, nel ruolo di Elena, l'amore puro e incompiuto, ed Ettore Bassi, l'amico di sempre.
La regia è di Giacomo Campiotti e la realizzazione a cura di Artis Edizioni Digitali e Sacha Film Company in collaborazione con Rai Fiction. Proposta lo scorso ottobre in due puntate, verrà compattato in un'unica indimenticabile puntata alle ore 21.00 su Rai 1.
La fiction parte dalla laurea del giovane Giuseppe e dall'inizio del tirocinio, all'Ospedale degli Incurabili, con l'amico Giorgio. I due hanno caratteri abbastanza dissimili e le loro ambizioni personali li spingono ad un punto di non ritorno. La superiorità medica di Moscati e la sua irrefrenabile voglia di apprendimento costante in corsia, lo portano a primeggiare sull'amico, che preferisce dedicarsi maggiormente ai beni materiali e ai facili successi senza impegno.
Una crepa insanabile nel loro rapporto, accompagnata anche dall'interesse per la stessa donna, la dolce Elena. Ad un certo punto le vite dei tre protagonisti si intrecceranno a tal punto da rendere quasi impossibile un qualsiasi rapporto, che troverà la sua realizzazione definitiva solo nel triste finale, intriso di forti emozioni.
LA STORIA DI GIUSEPPE MOSCATI: Giuseppe Moscati era il settimo di nove figli, nato il 25 luglio 1880 in una famiglia benestante del beneventano, da padre magistrato, di nome Francesco, e madre nobile, discendente dei Marchesi di Roseto.
Dopo gli studi liceali, decise di seguire la sua passione di sempre e si iscrisse alla Facoltà di Medicina, nello stesso anno in cui venne a mancare suo padre per un'improvvisa emorragia celebrale. Dopo la laurea superò il concorso come assistente nell'Ospedale degli Incurabili, nel quale prestò servizio per ben 5 anni. Nella suddetta struttura prestava servizio agli ammalati più gravi e cercava di curarli con la forza del cuore piuttosto che con le medicine, e servizio analogo forniva gratuitamente ai poveri dei quartieri spagnoli di Napoli, che non potevano permettersi le cure mediche.
Il punto cruciale della sua attività ruotava infatti intorno al parallelismo tra fede e scienza, sulla possibilità di curare gli ammalati non solo con gli interventi medici ma soprattutto con il conforto religioso e spirituale, abbracciando le loro anime e cullandole fino alla completa guarigione. Per questo motivo il suo insegnamento portò alla definizione di "umanizzazione della medicina" e marcò sempre di più la vicinanza tra medico e paziente, che sino ad allora era stata quasi inesistente.
Tanta bontà ricambiata però amaramente dalla vita stessa: purtroppo Giuseppe morì a soli 47 anni, il 12 aprile del 1927, spirando sulla poltrona di quello studio privato che ormai era diventato la sua unica ragione di vita. Al grido "E' morto il medico santo!", il popolo accorse disperato e presenziò in massa alle esequie che si tennero pochi giorni dopo.
Giuseppe Moscati fu santificato da Papa Giovanni Paolo II il 25 ottobre del 1987, sebbene la sua festa liturgica cada il 16 novembre.
Particolare è il motivo per il quale la Chiesa cattolica acconsentì alla sua canonizzazione, ovvero il secondo miracolo collegato alla guarigione di Giuseppe Montefusco, ammalatosi gravemente di leucemia nel lontano 1979.
Quest'ultimo a soli 21 anni venne portato d'urgenza all'ospedale Cardarelli di Napoli a causa di una forma acuta di leucemia mieloblastica e in poco tempo fu considerato ormai senza speranze. In quel periodo però alla madre del giovane Giuseppe comparve in sogno un medico con il camice bianco e, recatasi alla Chiesa del Gesù Nuovo, fu colpita dalla somiglianza con l'immagine di Giuseppe Moscati, al quale cominciò a rivolgere fervide preghiere quotidiane.
Nel giro di qualche mese Giuseppe Montefusco guarì definitivamente e senza una spiegazione scientifica, tornando al suo lavoro di fabbro nella più totale tranquillità.
La Congregazione per le Cause dei Santi non potè che ufficializzare il decreto sul miracolo, adducendo la seguente motivazione: "La modalità della guarigione relativamente rapida, completa e duratura, non spiegabile secondo le conoscenze mediche". Fu così che il 25 ottobre del 1987 Giuseppe Moscati fu canonizzato a Piazza San Pietro, di fronte al quasi 30enne Montefusco, accorso a portargli in dono la raffigurazione di un Gesù in ferro battuto, creato con le sue stesse mani, finalmente libere dalla malattia.