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La Rai che vorrei: più tecnologica, più autorevole e più libera

Il Presidente Tarantola ha in mente una grande rivoluzione per la tv di Stato: puntare sulla multicanalità e multimedialità, innovare e non lasciarsi influenzare dalla politica. Nel frattempo a Radio Rai è stato sfiduciato il Direttore Preziosi.
A cura di Fabio Giuffrida
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La Rai sta cambiando, è già cambiata. Si respira finalmente un'aria nuova, pulita. Basta con i condizionamenti politici, con le pressioni, con chi finora ha fatto i propri interessi, con chi ha scambiato la Rai per il salotto di casa sua. La Rai è di tutti, è degli abbonati che la finanziano, è degli italiani che fin dal primo momento l'hanno sostenuta, è dei dipendenti Rai che farebbero di tutto per difenderla. Mamma Rai (che in Belgio è quasi sparita) ha bisogno di una rispolverata e questo Presidente Tarantola e anche il Direttore Generale Gubitosi rappresentano una vera e propria rivoluzione, un punto di svolta, finalmente gente responsabile e competente che ha individuato la missione della Rai (qui il palinsesto autunnale di Rai 1): fare servizio pubblico, non farsi concorrenza con la tv commerciale, migliorare la qualità dei programmi e – solo dopo – provare a far ricredere gli italiani, combattendo anche l'evasione del canone.

Viale Mazzini chiuderà per una bonifica considerando la pericolosità dell'amianto nei muri, i contratti dei dipendenti Rai andranno rivisti, le società esterne dovranno essere spazzate via o quanto meno diminuite, dovranno essere privilegiate, anzi valorizzate, le risorse interne. La Rai è in dovere di stringere la cinghia, senza esagerare, senza licenziare ma ottimizzando i costi aziendali. In primo luogo basta con i reality: fuori L'Isola dei Famosi che, seppur originale nel format ed eccellente negli ascolti, ha rappresentato una brutta parentesi per la missione della Rai. E dopo le critiche sul calo di Radio Rai e sulla poca attenzione ai siti internet della tv di Stato, il Presidente Tarantola metterà mani al Tg1. Questo ha dichiarato al Corriere della Sera:

Il profilo del Direttore del Tg1: un professionista autorevole che garantisca in piena e totale autonomia la leadership della maggiore testata tv d'Italia. Per le nomine valuteremo prima gli interni: ricordo che la proposta spetta al Direttore generale che la sottoporrà al Cda.

Lontani i tempi di Augusto Minzolini che adesso invece potrebbe sbarcare nella seconda serata del Biscione, dove Vinci ha lasciato un posto vacante, quello della conduzione di Matrix, al momento sospeso. Ma il giornalista e conduttore di Domenica Live, considerando il pessimo debutto in termini di audience di domenica scorsa e stando alle indiscrezioni di Italia Oggi, potrebbe essere sostituito presto dal buon Sottile, già al timone di Quarto Grado con Sabrina Scampini. La Rai adesso deve recuperare, deve acquisire credibilità, deve ritornare a fare la "padrona"; questo ha aggiunto la Tarantola:

La Rai deve recuperare la propria identità di servizio pubblico definita nel suo stesso mandato. Cioè sostenere la crescita culturale e civile del sistema Paese; favorire il miglioramento della reputazione dell'Italia nel mondo. Ce la possiamo fare perchè abbiamo grandi professionalità. E possiamo contare sul sincero attaccamento all'azienda della gran parte dei dipendenti che quasi sempre vivono con orgoglio la loro appartenenza. 

Nessuna polemica con la tv commerciale:

La televisione commerciale ha portato contaminazione con nuovi linguaggi ed innovazione. Ma se accendo la tv devo riconoscere il prodotto Rai. Lavoreremo su pluralismo, responsabilità ed etica. Con questo vertice non ci saranno veti extra-aziendali [politici ad esempio, ndr].

Nessuna pressione nemmeno dalle istituzioni:

Mai ricevuti pressioni, soltanto contatti con istituzioni e comunque sempre nell'interesse della Rai. I segretari di partito? Qualcuno mi ha telefonato ma solo per farmi gli auguri. 

La Tarantola ha già in mente un piano di restyling per la tv pubblica, quasi una "Rai che vorrei":

Si dovrebbe parlare di più di economia, scuola, droga, giovani, legalità e corruzione. Rinunciamo a sensazionalismo ed aggressività. Nella multimedialità e multicanalità siamo un po' indietro però le potenzialità per lavorare ci sono. Vorrei una Rai tecnologicamente avanzata, capace di produrre stabilmente reddito con prodotti innovativi e di qualità.

Radio Rai crolla e i giornalisti sfiduciano Antonio Preziosi, il direttore che ancora non si è dimesso. I numeri parlano chiaro: 110 voti contro, 64 a favore, 5 schede bianche e nulle secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano. Gli ascolti non premiano di certo la Radio di proprietà della tv di Stato e, come abbiamo già detto, la pubblicità scappa a gambe levate con un evidente calo di introiti da 72 a 48 milioni in soli cinque anni.

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