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La Pupa e il Secchione e il “viceversa” solo apparente, per ora vince la ricetta tette e culi

Torna su Italia 1 il solo reality che non è stato spolpato da Mediaset. La novità, oltre a Paolo Ruffini alla conduzione, è il ribaltamento delle parti con “Il Pupo e la secchiona”, campo di indagine interessante che il programma esplora in parte e sembra utilizzare come una mera compensazione dovuta ai tempi che corrono. Per ora prevale la ricetta classica.
A cura di Andrea Parrella
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Non poteva mancare il ritorno de La Pupa e il Secchione, con l'aggiunta di un "e viceversa" nel titolo a giustificare l'aggiornamento di un format che mancava in Tv da circa dieci anni. Tra i diversi titoli di successo della prima generazione di reality, La Pupa e il Secchione era forse rimasto il solo, insieme ad altri casi isolati come La Talpa, ad attendere un remake che oggi arriva nella versione targata Paolo Ruffini.

La Pupa e il Secchione funziona, anche dopo 10 anni

In questo decennio di televisione trascorso Italia 1 è mutata molto, smarrendo quella forza propulsiva di cui ha goduto per anni. Nonoastante ciò guardare La Pupa e il Secchione resta, come lo era al tempo delle prime edizioni, un buon esercizio per comprendere quali siano i canoni della televisione e i valori che la ispirano oggi.

Anzitutto non si capisce per quale assurdo motivo il programma sia sparito dalla Tv per tanti anni: La Pupa e il Secchione funziona, si lascia guardare, nei primi trenta minuti incuriosisce anche un pubblico fuori target perché è, sulla carta, uno show fondato su una buona idea, libero com'è di indagare su alcune dinamiche sociali senza doversi rifugiarsi su un'isola deserta o in una casa spiata 24 ore su 24 dalle telecamere.

Trattenere lo spettatore dopo la prima mezz'ora è poi merito o demerito di chi sta dietro al programma e questa nuova edizione de La Pupa e il Secchione è un esperimento riuscito a metà. Buona la composizione del cast tradizionale, con la variabile del secchione "che non è poi così male" (il latinista De Benedetti) e la scelta di personaggi diversamente noti in Tv e sui social come Martina Fusco e Stella Manente, quelli per i quali si dice "l'ho già visto/a ma non ricordo dove". Convincente anche la conduzione di Paolo Ruffini, che spinge molto sulla narrazione della rinascita culturale e sembra aver trovato una linea di conduzione sobria in un format che serve su un piatto d'argento decine di chance per eccedere ed esagerare.

Meno efficace è la resa della parte "Viceversa" del programma. Se è vero che i tempi sono cambiati e la sensibilità verso la parità di genere è divenuta, se non un dato di fatto, quantomeno una regola sulla carta, si fatica a digerire il controcanto de "Il pupo e la secchiona" che, a giudicare da questa prima puntata, è concepito come una pura compensazione. La presentazione tardiva delle coppie che ribaltano la logica del programma, ovvero ragazze intelligenti e preparate Vs uomini belli e grezzi, ci fa capire che questa parte dello show è accessoria, secondaria, non essenziale. Al centro del programma resta quel misto di scollature, tanga, strafalcioni e imbarazzi che ha fatto la fortuna delle prime due edizioni.

Il "Viceversa" come foglia di fico

Al contrario sembra proprio quello opposto lo spazio da esplorare, visto anche il modo in cui sono rappresentati i nuovi stereotipi: se la pupa deride e guarda con superiorità alla preparazione e alle conoscenze del secchione, che è di lei succube, la secchiona viene presentata come un personaggio forte e deciso, che vuole riprendersi il maltolto e che il pupo teme e osserva con riverenza. In pratica, quando in una coppia si contrappongono la forma e il contenuto, a comandare è sempre la donna.

Sebbene il campo in cui ci si muova è quello dell'esaltazione degli opposti e degli eccessi, spazio in cui il concetto di normalità sembra non avere alcuna rilevanza, questo nuovo gioco di ruoli meriterebbe un'indagine più approfondita e si spera che nelle puntate successive La Pupa e il Secchione, raro caso di reality non spolpato fino al midollo, possa dare più spazio a quel Viceversa che al momento sembra essere pensato prevalentemente come una foglia di fico. Non per una questione di parità di genere, ma per il bene del programma, che altrimenti finisce per essere l'ennesima carrellata di tette e culi di cui faremmo volentieri a meno.

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