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La morte di Lady Oscar avveniva il 14 luglio 1789, il giorno della presa della Bastiglia

Il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia, cade il simbolo dell’Ancien Régime. Furono giorni sanguinosi e che espressero il culmine della Rivoluzione francese. Ma se da un lato la storia si ferma a ricordare, anche la cultura popolare ha i suoi simbolismi: è il giorno della morte di Lady Oscar.
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Il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia, cade il simbolo dell'Ancien Régime. Furono giorni sanguinosi e che espressero il culmine della Rivoluzione francese. Ma se da un lato la storia si ferma a ricordare, anche la cultura popolare ha i suoi simbolismi. Nel mondo dei cartoni animati è impossibile non ricordare «Lady Oscar», lo storico anime giapponese in onda in Italia per la prima volta nel 1982, che racconta le gesta della sesta figlia femmina del generale De Jarjayes, cresciata come un maschio e introdotta all'addestramento militare, diventando così la più grande spadaccina militare della Francia. Nella presa della Bastiglia la bella Lady Oscar, ormai schieratasi dalla parte del popolo, muore colpita al petto, un giorno dopo la morte del suo amato André, colpito a sua volta da una pallottola vagante. Saranno gli ultimi momenti della fortunata serie animata che culminerà con l'esecuzione di Maria Antonietta, come la storia ci ha insegnato, sulla ghigliottina il 16 ottobre 1793.

La sigla di Lady Oscar

Il successo di Lady Oscar è indiscutibilmente legato al suo "tappeto musicale", alla sigla di Riccardo Zara e de "I cavalieri del Re". La canzone "Lady Oscar" riuscì addirittura ad arrivare al settimo posto in hit parade come singolo, entrando poi a far parte di un audiolibro, "La storia di Lady Oscar". Negli anni Novanta la serie cambia il titolo: Una spada per Lady Oscar. Venne modificato anche il montaggio e la sigla stessa cambiò nel testo e nell’interpretazione. Scritta da Alessandra Valeri Manera e musicata dal Maestro Ninni Carucci, l’interpretazione fu affidata prima ad Enzo Draghi (Bee Hive), con la seconda voce di Cristina d’Avena, mentre successivamente fu presentata una versione con la sola voce della seconda, andata in onda per tutto il corso degli anni Novanta. Per le repliche negli anni Duemila fu scelto di mandare in onda la sigla de I cavalieri del Re in apertura, mentre in chiusura quella cantata da Cristina d’Avena.

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