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La lettera di Adriano Celentano 6 giorni dopo la morte di Mia Martini: “Ti hanno accorciato la vita”

La lettera che Adriano Celentano scrisse a Mia Martini sulle pagine del Corriere della sera del 18 maggio 1995, solo sei giorni dopo la morte della cantante, stroncata da un arresto cardiaco sul letto della casa di Cardano al Campo. In quella casa si era trasferita per stare più vicina al padre, con il quale si era da poco ritrovata.
A cura di Eleonora D'Amore
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Mia Martini è morta a Cardano al Campo, il 12 maggio 1995, stroncata da un arresto cardiaco. La Procura di Busto Arsizio aprì un'inchiesta e dispose l'autopsia, dalla quale emerse come causa della morte dell'artista un arresto cardiaco da overdose di stupefacenti, nello specifico di cocaina. Nonostante le sorelle di Mimì, da Loredana a Leda, si siano sempre ribellate all'ipotesi suicidio e abbiano rigettato anche solo la lontana ipotesi dell'abuso di stupefacenti perché, come diceva Loredana, "lei con la droga non ha niente a che fare", il caso Mia Martini è stato così chiuso, con una cremazione immediata voluta fortemente dal padre.

Il 18 maggio 1995, sei giorni dopo la sua morte, e cinque dal suo funerale tenutosi nella chiesa di San Giuseppe a Busto Arsizio, dove accorsero migliaia di persone, Adriano Celentano le dedicò la seguente lettera sul Corriere della Sera:

Finalmente si è capito chi sono quelli che veramente portano jella: quelli del mondo dello spettacolo. Certo non tutti, ma una gran parte di questo mondo di merda, pieno di ipocrisia, deve avere qualche rimorso: in fin dei conti hanno contribuito non poco ad accorciare la vita di Mia Martini. E non parlo solo dei colleghi cantanti, ma dei fonici, dei musicisti, microfonisti, editori, arrangiatori e affini, che quando la vedevano si toccavano dando corso al barbarico rito degli scongiuri, mentre lei (una delle migliori interpreti d’Europa) l’unica cosa che chiedeva ai falsi dello spettacolo era solo un po’ di affetto… Ora gli stessi che, per anni le hanno somministrato il micidiale veleno costringendola all’isolamento totale, senza poter lavorare, lei che di bravura se li mangiava tutti, sono quelli che ora fingono di compiangerla esaltandone le qualità. Loro, i deficienti dello spettacolo, ai quali basta un semplice colore viola per non farli salire sul palcoscenico, che di fuori cantano la solidarietà ma di dentro annaspano nella crudezza del loro razzismo, portando sì iella, ma non agli altri, a se stessi. A te, Mimì, hanno fatto un favore mica da poco… Sei finalmente tornata a casa. Quella “Casa” dove anche il più piccolo dei tuoi respiri non passerà inosservato, poiché l’amore che ti circonda non ha confini e la sua intensità è al di là di ogni descrizione. Da lassù, ora puoi comprendere che quaggiù eri in errore se pensavi che ti limitavi semplicemente a vivere e a cercare ciò che qui ti è sempre stato negato: amore e un po’ di benessere. Anche tu, come ognuno di noi, avevi una missione e forse sarà proprio questa tua sofferenza passata sulla terra che salverà tanta gente dalla spietata aggressione di quelle maldicenze che feriscono, emarginano e talvolta uccidono. Mentre ti spegnevi, un nuovo raggio di luce nasceva per illuminare i tanti a comprendere che nessuno può portare jella a un altro, se qualche volta c’è, è perché ce la siamo creata da soli. Nessuno ce la può dare.

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