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La fine di Zelig, quando la nicchia diviene macchia

L’edizione di quest’anno è in dirittura d’arrivo e Claudio Bisio lascia intendere che l’anno prossimo si potrebbe profilare una “pausa” per lo storico laboratorio milanese, divenuto cavallo di razza della rete ammiraglia Mediaset. Ma le pause di riflessione non sono mai casuali.
A cura di Andrea Parrella
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Anche per Zelig si attende che qualcosa accada. Potrebbe essere che accada qualcosa senza che nulla accada, che nella prossima edizione resti tutto com'è. Ma è molto probabile che non sia così. A dare voce all'andamento compassato e un po' stanco di quel tipo di intrattenimento è stato Claudio Bisio, nell'ultima puntata di Tv Talk, dove era ospite con Paola Cortellesi. I due, come è noto, conducono in coppia Zelig 2012. Bisio ha affermato che forse il programma, nel formato da prima serata assunto negli ultimi dieci anni, avrebbe bisogno di respirare un po', riposarsi dopo una lunga stasi, intesa in termini di struttura del programma così come di gradimento da parte del pubblico: c'è sempre stato e non se ne dubiterebbe nemmeno in un eventuale prosieguo. Il sopraggiungere di una volontà evolutiva è di certo inevitabile, a fronte dell'immenso seguito di Bisio che gli garantirebbe credito per fare qualsiasi cosa.

Sotto l'aspetto televisivo non c'è niente da scoprire, quanto piuttosto da narrare. Zelig ha iniziato a raccogliere quando non se lo sarebbe più meritato. Ha smesso i panni del laboratorio imponendo un modello di comicità, quello del tormentone, trasmesso in senso virale senza distinzione di rete e di scelta editoriale. Il laboratorio è divenuto una scuola, dove anziché accogliere novità s'è tentato di educarle ad una tendenza. Sono cambiati gli strumenti. Ciò che di nuovo è venuto fuori da dieci anni a questa parte non è stato nuovo, solo materiale modellato su un prestampato. Quando la popolarità è miscelata ad un prodotto che goda del marchio di nicchia, viene generata una strana sostanza oleosa e viscida: la nicchia diviene macchia. Si smarrisce l'innocenza e così via, tutto ciò che si include nel concetto di "prezzo da pagare per la celebrità".

Il merito di aver dato vita ad un vero movimento della risata va riconosciuto a Zelig, a Gino e Michele e allo zoccolo duro della squadra. Hanno tentato di accogliere questo invecchiamento godendoselo, alimentando risate che hanno fatto ridere sempre meno. Si è allungato il brodo, diluito tutto ciò che si poteva diluire. Ma è un'era è passata. Lo si dice con un fare nostalgico, senza muovere alcuna accusa. Per primo lo ammette proprio il caposquadra, Bisio appunto, senza che questa narrazione aggiunga nulla all'evidente.

L'anno sabbatico di cui Bisio parla è una metafora della fine, giro di parole che lui usa per affetto e, forse, nostalgia, non con fare l'ipocrita. Zelig è un altro colosso della Mediaset più recente che ha tutti i requisiti per apprestarsi a togliere il disturbo ed è lecito, anche in questo caso come per l'evidente tramonto del Grande Fratello e suoi derivati, domandarsi come si compenserà all'assenza. Il prossimo si prospetta essere sempre più un anno di transizione: per il nostro bene ne potrebbe venire fuori un laboratorio fervido e stimolante. Oppure no.

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