La Casa di Carta 5, parlano i protagonisti: “Ora vogliamo lavorare in Italia”
La Casa di Carta 5 parte dal 3 settembre su Netflix. È la stagione finale che la piattaforma ha deciso di distillare, dividendo 10 episodi in due volumi da cinque. Fanpage.it ha intervistato sei degli attori della serie tv simbolo degli ultimi anni, tra questi Jaime Lorente (Denver), Esther Acebo (Lisbona) e Belén Cuesta (Manila).
I protagonisti de "La Casa di Carta" pensano che in questo momento sia impossibile progettare un sequel o a uno spin-off, come si sta scrivendo in questi giorni. Il più disincantato sull'argomento è proprio Jaime Lorente, l'amato Denver: "Penso che il viaggio debba concludersi, con tutto l'affetto che c'è stato tra noi, ma ora è tempo di voltare pagina". Esther Acebo cita "il Professore": "Bisogna uccidere il gioco prima che muoia". E poi c'è il sogno di lavorare in Italia da parte di Jaime: "Se c'è una sfida, io sono pronto. Chiamatemi".
Esther e Belen, I vostri ruoli sono legati sempre di più in questa stagione finale, che lavoro avete fatto sul piano delle emozioni da trasmettere al pubblico?
Esther: Si, è vero quello che dici. Ho il ricordo di una sequenza in cui siamo insieme e c’è anche il personaggio di Lisbona. Abbiamo lavorato tanto perché avevamo alcuni dubbi sul testo e allora abbiamo cercato di impegnarci, di creare un legame. Sono soddisfatta della connessione tra il mio personaggio e quello di Belén. All’apparenza, sembra che i personaggi possano essere frenati perché c’è l’amore per Denver tra loro, però alla fine trovano al contrario qualcosa che non le indebolisce, anzi diventano più forti.
Belén: Sì, sono d’accordo con tutto quello che hai detto. Penso che alla fine c’è una comprensione tra le due, più forte di ogni cosa.
Questa stagione finale comincia con una serie di scene spettacolari. Jaime, come ti sei preparato?
Jaime: La preparazione di una sequenza d’azione conta molto poco rispetto a quello che c’è scritto perché è una sequenza che può durare cinque minuti, in quella che in realtà è un frammento piccolissimo. Si lavora con tanto impegno, tanta concentrazione, prendendosi cura di se stessi, mantenendo il livello di azione al massimo ed è stato molto difficile. Perché si lavora tanti giorni di fila sempre alla stessa cosa per così poco minutaggio. Alla fine siamo stati grandi e siamo stati diretti bene.
Jaime, in Italia sei molto amato. Ti piacerebbe lavorare nel nostro paese?
Jaime: Se c’è una sfida che mi piace e mi entusiasma, ci vado al volo. Per questo: chiamatemi.
Belén: Potete chiamare anche me per l’Italia, non c’è problema.
Ester: Chiamateci Italia!
Si parla di uno spin-off de La casa di carta, vi piacerebbe partecipare al progetto?
Jaime: Se dovesse accadere, penso di non essere ancora pronto a raccontare uno spin-off di Denver. Credo che il viaggio de La Casa di Carta debba concludersi, con tutto il divertimento e l’affetto che c’è stato tra di noi ed è importante per me adesso impegnarmi in altri progetti. Ma se mi dici la stessa cosa tra cinque anni, allora mi sembra una grande idea.
Esther: È stato un viaggio molto grande, intenso, potente che ci ha portato tanti cambiamenti su più livelli. È vero che c’è tanta nostalgia ma anche tanta pace per poter chiudere questo progetto e intraprendere altre avventure. Magari, in un futuro, sono sicura che saremo anche felici ma è anche vero che, come dice il Professore, ora dobbiamo uccidere il gioco prima che muoia.
Belén: È molto romantico pensare che un personaggio possa tornare ed essere ripreso, ma in questo momento noi stiamo chiudendo questo progetto.