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La bufala di Pippo Baudo morto, il conduttore: “Faccio le corna, succede ogni anno”

Una notizia falsa annuncia la morte del conduttore 84enne, simbolo della Rai e del Festival di Sanremo, di cui ha condotto 12 edizioni. Dopo pochi minuti arriva la sua smentita: “Il problema è che con questo lockdown la gente sta in casa senza fare niente – ha detto Baudo – e non trova di meglio da fare”.
A cura di Andrea Parrella
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Alcuni minuti di panico vissuti nel pomeriggio del 4 dicembre, quando la notizia della morte di Pippo Baudo ha iniziato a circolare sui social. Una notizia falsa, una bufala, smentita dallo stesso conduttore 84enne, che ci ha scherzato su con ironia: "Faccio le corna – ha risposto Baudo ad Adnkronos – succede ogni anno che qualcuno dia una notizia letale su di me. Il problema è che con questo lockdown la gente sta in casa senza fare niente. E non trova di meglio da fare. Per fortuna, ogni volta che qualcuno annuncia la mia morte, mi allunga la vita", conclude il decano dei conduttori televisivi"

Simbolo assoluto della televisione italiana, Pippo Baudo è il volto della Rai da più di 50 anni. La sua carriera televisiva è iniziata nei primi anni Sessanta, quando dopo aver presentato diverse manifestazioni, venne scelto per la conduzione di alcuni importanti eventi festivalieri, da quello di Piedigrotta al Festival di Napoli. Il primo Festival di Sanremo arrivò nel 1968, condotto insieme a Laura Rivelli e da lì ne sono seguiti in tutto 12, un record difficilmente battibile.

L'idillio con la Rai e la parentesi a Mediaset

Ma nella carriera di Baudo non c'è solo Sanremo, perché sono diversi i programmi legati al suo nome. Da Settevoci a Canzonissima, passando per Fantastico, Serata d'onore, Novecento e Domenica In, di cui ha presentato diverso edizioni succedendo a Corrado. L'idillio tra Baudo e la Rai è stato totale, tranne una breve separazione causata dal passaggio di Baudo alla corte di Silvio Berlusconi a Mediaset. Esperienza, quest'ultima, di brevissima durata, che si interruppe con la rescissione del contratto sottoscritto e la famosa penale più volte ricordata da Baudo, costretto a cedere un palazzo di sua proprietà all'imprenditore milanese che sarebbe poi diventato presidente del Consiglio negli anni successivi.

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