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L’Ue interviene sull’asta per le frequenze e blocca Mediaset e Rai

La Commissione invia una missiva all’Agcom segnando in rosso alcune regole dell’asta che favorirebbero “RaiSet”. Più equità per i nuovi soggetti e limiti ferrei per Berlusconi&co.
A cura di Andrea Parrella
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La Commissione europea mette lo zampino sull'irrisolta questione dell'assegnazione delle frequenze televisive, che come si ricorderà, il governo Berlusconi tramite il suo ministro Paolo Romani decise di assegnare col famoso beauty contest, poi bloccato, quello che di fatto avrebbe avvantaggiato inesorabilmente Rai e Mediaset rispetto alle concorrenti. La situazione è continuamente in divenire, visto che la Commissione, pur non avendo proferito parola sulla decisione del ministro Passera di eliminare il contest procedendo ad una normale asta (che sembrerebbe il frutto di un accordo Monti-Berlusconi), va ad analizzare le regole sulle quali l'asta è fondata.

L'infrazione che fa decidere l'Europa – In una missiva dei commissari Ue all'Agcom, che si era preoccupata di scrivere queste regole sulla base della legge formulata dal governo, si mettono appunto in discussione alcuni criteri. I commissari affermano un sostanziale principio di sovranità europea in merito, essendo le leggi nazionali modificabili in virtù di un'incongruenza con quelle europee. Che è un diritto proveniente proprio dall'azione del governo Berlusconi, il quale creando una legge assolutamente iniqua e discriminatoria in occasione del Beauty contest, commise un'infrazione che conferì alla commissione poteri vincolanti in merito alla questione. In pratica, la Ue mette bocca nei nostri affari interni perché non li abbiamo fatti in maniera corretta.

Cosa c'è che non va? – I punti critici delle regola d'asta formulate da Agcom sono nove e partono dai Multiplex in ballo, che sono sei, di cui ciascuno consiste in circa cinque canali del digitale terrestre. Tre sono di categoria U, ovvero di ottima qualità, con copertura su tutto il territorio nazionale. Altri di tipo L, di qualità inferiore e non riferiti a tutto il territorio. Per i primi il governo ha decretato che l'assegnazione sarà a tempo limitato, di cinque anni, per poterli affidare al mercato telefonico nel 2017. Ma è una misura che avvantaggerebbe Rai e Mediaset (in questo ambito praticamente la stessa cosa) visto che un nuovo investitore non riuscirebbe a recuperare, in cinque anni, l'investimento compiuto. Questo ha detto la Commissione. Per questo gli altri tre Multiplex andranno strettamente riservati ai nuovi investitori, non avendo limitazioni temporali. Inoltre viene a mancare l'obbligo di Sky a trasmettere in chiaro sul digitale, che era un ostacolo per Murdoch.

Maggiore equità – Inoltre viene imposto il tetto massimo di pacchetti digitali in possesso a cinque. Mediaset ne ha già quattro, il che significa che acquistandone un altro le rimarrebbero sul groppone i canali digitali che aveva intenzione di utilizzare per la tecnologia della tv sui cellulari, di cui è già in possesso. Frequenze queste ultime, che Mediaset non potrà riciclare dopo l'acquisto di una quinta frequenza, visto che la Ue intima sanzioni. Altre misure distensive per la concorrenza fanno riferimento all'obbligo di definire l'entità dei canali per le neo-entranti e di allungare la licenza di possesso a 15-20 anni. In pratica, la Ue interviene a gamba tesa sulle intenzioni di duopolio Rai Mediaset, che pure con l'intervento apparentemente benevolo del governo tecnico, rischiava di realizzarsi.

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