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Jihadista a Le Iene: “Teniamo a Maometto più che ai nostri genitori”

A Le Iene il giornalista Luigi Pelazza ha intervistato un jihadista che ha combattuto in Siria, per farsi spiegare cosa passa per la mente di chi uccide in nome di un Dio.
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Non è passato neanche un mese dalla strage parigina a Charlie Hebdo, in cui 12 persone hanno perso la vita, a seguito di un attacco da parte dei fratelli franco-algerini di 32 e 34 anni Said e Cherif Kouachi, uccisi a loro volta, il giorno dopo, durante la fuga. Sono stati giorni di commozione per tutto il mondo, che hanno portato milioni di persone e i maggiori capi di Stato del mondo a marciare in memoria delle persone uccise, per la pace e per la libertà d'espressione. Quell'attentato, però, ha fatto tornare d'attualità, in maniera ancora più forte, il terrorismo di matrice islamica. A Le Iene Luigi Pelazza è riuscito a convincere un jihadista, a spiegargli cosa sta succedendo e soprattutto cosa passa per la testa di coloro che sono disposti a uccidere per alcune vignette che facevano ironia anche su Maometto.

Ovviamente l'uomo ha chiesto il totale anonimato e ha spiegato subito che "Noi teniamo a Maometto più che ai nostri genitori e ai nostri figli". L'uomo ha spiegato che in tutta Europa ci sono delle cellule terroristiche pronte a entrare in azione contro obiettivi occidentali, perché è l'Occidente che ormai ha perso il buonsenso essendo diventato un luogo in cui proliferano omosessualità, pedofilia, alcol e droga e uno stile di vita deviato. Per questo motivo loro non possono accettare alcuna offesa al Profeta, al punto da arrivare ad uccidere chi lo fa: "Se venissero a casa tua e tentassero di violentare tua moglie, le tue figlie, tu cosa faresti? Pace e bene?" dice il guerrigliero a Pelazza.

La Siria è il luogo in cui oggi in cui si combatte una delle principali battaglie che vede coinvolti i jihadisti e così giornalista si è fatto spiegare come funziona l'adescamento, il viaggio in Siria e l'addestramento. Lui è stato contattato da un amico che aveva a che fare con dei guerriglieri kosovari, ed è arrivato in Siria passando per la Turchia: "Si entra e si esce facilmente" ha detto prima di spiegare che nei campi di addestramento ognuno sceglie di maneggiare le armi che maggiormente lo attraggono, dall'esplosivo ai bazooka, senza contare chi dà la propria disponibilità come kamikaze. In fondo, continua l'uomo, è il Corano a dire che bisogna punire gli infedeli e lo si deve fare da martiri, ovvero per difendere la parola di Dio.

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