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Jamie Coots, il pastore morto per il morso del serpente ha violato la legge

Un vero e proprio giallo circonda la morte di Jamie Coots, star del docu-reality “Snake Salvation”: secondo il sito web TMZ il predicatore avrebbe agito in piena violazione delle leggi dello Stato del Kentucky.
A cura di Simona Saviano
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La notizia della morte di Jamie Coots, pastore pentecostale divenuto famoso negli States grazie ad un docu-reality televisivo che gli era stato dedicato, in onda sull'emittente National Geographic e dal titolo "Snake Salvation", ha gettato nello sconforto decine di fedeli. Vero e proprio "domatore" di serpenti, "snake-handling" in lingua inglese, grazie alla sua abilità di domare il temibile animale, con un vero e proprio rito che praticava all'interno delle cappelle in cui predicava, riusciva a condurre le comunità verso la salvezza. Ha fatto notizia la volontà, dopo il morso letale di un serpente a sonagli, di non curarsi con alcun antidoto: a causa della sua decisione, il veleno gli ha stroncato la vita a soli 41 anni. Le sue ultime parole pare siano state: "Se questa è la volontà di Dio, allora così sia".

Una legge punisce chi maneggia serpenti durante funzioni religiose – Il sito web americano TMZ, vera fonte inesauribile di esclusive indiscrezioni, ha ricostruito la vicenda, affermando che il pastore sarebbe stato morso dal serpente lo scorso sabato, nello Stato del Kentucky, in piena violazione delle leggi locali, ovvero maneggiando la bestia mentre era in servizio nella sua Chiesa:

Jamie Coots è stato morso dal serpente mentre predicava di fronte una congrega di fedeli. Ha rifiutato ogni cura medica ed è morto subito dopo. C'è una legge del Kentucky che afferma: "Qualsiasi persona che mostri, maneggi o usi qualsiasi rettile durante una funzione religiosa sarà multato, per una cifra che va dai 50 ai 100 dollari". Coots aveva i permessi per trasportare, custodire e vendere serpenti a sonagli, ma sapeva che le leggi dello stato gli proibivano di utilizzarli durante le cerimonie religiose.

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