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Insultato un ragazzo di colore a GoggleBox: “Ora puoi tornare sull’albero”

Una famiglia protagonista del programma di Italia 1 GoggleBox, che studia le reazioni degli spettatori che guardano la tv, ha fatto esclamazioni discriminatorie nei confronti di un ragazzo di colore, mentre guardavano un servizio de Le iene.
A cura di Andrea Parrella
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Da qualche settimana un nuovo format ha fatto capolino su Italia 1, si tratta di GoggleBox e mostra famiglie italiane di differente estrazione durante uno dei momenti in cui una persona esprime, probabilmente, il maggior grado di disinvoltura: quando guarda la tv. Lacrime, risate, reazioni istintive, davanti ai programmi più noti del nostro panorama televisivo. Nel corso della puntata andata in onda domenica 13 novembre ha fatto molto discutere il caso della frase razzista che una famiglia milanese ha indirizzato al protagonista di un servizio de Le Iene realizzato da Gateano Pecoraro, dal titolo "uno schiaffo al razzismo": si trattava di una sfida di intelligenza fra il sindaco di Albettone, in provincia di Vicenza, Joe Formaggio, dichiaratamente razzista, ed un ragazzo di colore. Al contempo, seguendo il funzionamento del programma, il confronto si è riprodotto da casa, tra la famiglia Kalonda (originari del Congo) e quelli della famiglia milanese Bua.

Proprio questi ultimi hanno indirizzato diverse frasi discriminatorie al ragazzo di colore, prima chiamandolo "cioccolatino", poi salutandolo alla fine del servizio con la frase "ora puoi tornare sull'albero". Frasi alle quali il cosiddetto popolo del web non ha risposto in maniera entusiastica, criticando sui social questo approccio discriminatorio. I Bua sono composti da Sandro, capofamiglia, nato a Palermo e trasferitosi a Milano a 3 anni con tutta la sua famiglia, sua moglie Monica, 53 anni e milanese doc, conosciuta nel 1988 e sposata dopo 6 mesi; infine il figlio Alessio, 24 anni, che ha tentato di prendere il diploma studiando per due anni al Cepiu, finendo per non presentarsi mai all'esame. Attualmente lavora nel settore informatico dell'azienda di famiglia.

D'altronde, lo scopo della trasmissione è proprio quello di mostrare le reazioni primarie a questi contenuti televisivi, essenzialmente senza filtro alcuno. La domanda che verrebbe da porsi spontaneamente è, posta l'assoluta inaccettabilità delle frasi della famiglia Bua: che senso avrebbe censurare queste frasi ai fini del programma?

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