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Il problema non è Giletti e non è Napoli, è l’intrattenimento scambiato per informazione

Porre l’argomento del momento al centro della narrazione, posizionare massmediologi, opinionisti, politici estremisti, avvocati di partito ed un conduttore fuochista, pronto a cavalcare l’onda emotiva dell’indignazione. È la rissa televisiva in onda a reti unificate che scambia l’intrattenimento con l’informazione.
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La rissa e la baruffa. Potrebbe essere il titolo di una nuova fiction della televisione italiana generalista, e chissà se anche in questo caso il protagonista giusto non abbia il volto di Beppe Fiorello o di Gabriel Garko, le rispettive punte di diamante di Rai e Mediaset. Il canovaccio potrebbe essere dei più semplici: si pone l'argomento del momento al centro della narrazione, posizioniamo allo scopo massmediologi ed opinionisti, politici estremisti, avvocati di partito ed un conduttore fuochista, pronto a cavalcare l'onda emotiva dell'indignazione. Perché che cos'è quello che è successo ieri nella puntata de "L'Arena" in diretta tv, se non il solito brodino dell'intrattenimento travestito da informazione? Ciò che abbiamo visto ieri sulla Rai, servizio pubblico, non deve trarre in inganno e distogliere da quella che è la questione più grande, che non è schierarsi a favore di tizio o di caio, non è l'ennesimo presunto sputtaNapoli e l'ulteriore giocata facile di Massimo Giletti. Non lo sono neanche le leggerezze dell'avvocato Crocetta e non lo è nemmeno il presenzialismo televisivo ormai esasperante di Matteo Salvini.

Il problema è continuare a lasciarsi infervorare da questo gioco ripetitivo, un canovaccio appunto che è sempre uguale a se stesso, messo in atto ormai in quasi tutte le trasmissioni d'opinione, nei programmi contenitori di ogni fascia oraria. Ieri, in particolare, la rissa sembrava quasi "a reti unificate": mentre Giletti e Crocetta stilettavano, su Canale 5 a DomenicaLive andava in scena il battibecco tra l'ex deputato Giancarlo Cito ed i giornalisti Mario Giordano e Pierluigi Diaco, con quest'ultimo che lascia lo studio mentre si discute della questione dei vitalizi ai politici, un tema peraltro abusato ormai da ogni contenitore di infotainment.

Conduzioni mediocri, ognuno con il proprio stile e con una propria profondità di bruttezza. Il punto è che funziona. Nel tempo reale, l'indignazione cresce e si fa social, diventa un tweet o un like, diventa un commento e il marasma si muove. Ma è tutto approssimato, tutto è superficiale e della rissa e la baruffa non resta che il rumore di fondo, che durerà fino ad una nuova puntata o forse due. A chi conviene?

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