Il monologo integrale di Paolo Palumbo: “La Sla non mi ha impedito di diventare ciò che volevo”
Paolo Palumbo, ventiduenne affetto da Sla sclerosi laterale amiotrofica ha portato sul palco dell'Ariston “Io sono Paolo”, nella seconda serata del Festival di Sanremo, pezzo scritto da lui e cantato con il rapper Kumalibre all'anagrafe Cristian Pintus e con l'orchestra diretta da Andrea Cutri. A fianco al fratello e aiutato dal sintetizzatore vocale, Paolo Palumbo ha recitato un toccante monologo che ha commosso tutta la platea. Ecco il testo integrale del suo monologo:
Buonasera a tutti, lasciate che mi presenti. Mi chiamo Paolo Palumbo, ho 22 anni, sono nato in Sardegna e da 4 anni combatto contro la sclerosi laterale amiotrofica, conosciuta come sla. Ringrazio lo staff di Sanremo e Amadeus per avermi dato l’opportunità di venire qui e portare il mio messaggio usando questa voce un po' particolare. Chiudete gli occhi. Provate a immaginare che la vostra quotidianità, anche nei gesti più piccoli, venga improvvisamente stravolta. Immaginate che il corpo che per anni vi ha sostenuti non risponda più ai vostri comandi e che non possiate più provare il piacere di dissetarvi con un sorso d’acqua, di canticchiare vostra canzone preferita o di fare un respiro profondo. In Italia siamo oltre 6mila ad aver provato queste sensazioni e ad avere fatto degli accertamenti che ci hanno catapultati in un mondo ignoto. Sapete chi è la persona che mi sta vicino? Si chiama Rosario e non è solo mio fratello, è anche il vero eroe di questa storia. Pensate che al momento della diagnosi lui ha lasciato tutto per prendersi cura di me, diventando le mie gambe e le mie braccia. Grazie a lui le mie incertezze sono scomparse. Certo, ogni tanto mi fa arrabbiare e lo rimprovero ma basta la dolcezza con cui mi parla a far tornare tutto come prima. Rosario e la mia splendida famiglia mi hanno insegnato cosa significa la parola sacrificio, dedicandomi la loro vita senza chiedere nulla in cambio se non di rimanere qui con loro. Grazie al loro amore ho scoperto di avere una forza interiore che non sapevo di avere e che vorrei trasmettervi perché sono convinto che ce l’abbiamo tutti anche se non ce ne rendiamo conto. È stato grazie a questa forza che la Sla non è riuscita a impedirmi di diventare uno chef e di realizzare tutto quello che avevo in mente di essere. Perciò la mia non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma di un ragazzo che non si è arreso alle difficoltà e ha imparato a fine un punto d’appoggio sul quale costruire qualcosa di nuovo. Quando vi dicono che i vostri sogni non si possono realizzare, continuate dritti per la vostra strada seguendo il cuore perché i limiti sono solo dentro di noi. La vita non è una passeggiata e dovremmo fronteggiare le sfide che ci mette davanti con tutto l’entusiasmo possibile. Poco più di un mese fa ho affrontato un momento difficile, una crisi respiratoria, Se non fosse stato per la bravura dei medici e il sostegno di tutti quelli che sono accanto a me, oggi non ciò sarei. Quando mi sono risvegliato dalla rianimazione, ho riflettuto sulla fortuna di essere vivi. Vi faccio una domanda: avete usato il vostro tempo nel migliore dei modi? Avete detto tutti i “ti voglio bene” che volevate dire? Avete cercato di fare il lavoro che sognavate per svegliarvi col sorriso? In questi ultimi anni ho imparato che il tempo che abbiamo a disposizione è poco e prezioso e dovremmo viverlo intensamente, riempiendolo di amore e di altruismo. Date al mondo il lato migliore di voi e vedrete che le cose andranno meglio. Perché se abbiamo bisogno di un cambiamento è soprattuto nella mente dove stagnano le disabilità più pericolose come la mancanza di empatia e tolleranza. Malattie come la mia ci rendono uguali, colpiscono senza giudicare le nostre storie, la nostra bontà e il nostro ceto sociale o i nostri progetti. Perciò nel vostro piccolo fate quanto più potete per aiutare il prossimo. Non buttate via la vostra vita e quando di fronte ad un problema crederete di non farcela, ascoltate e riascoltate la mia canzone. Fatela sentire a chi amate e pensate a me e a tutti quei guerrieri che ogni minuto lottano per vivere. Grazie a tutti.
Come Paolo Palumbo riesce a comunicare
Con quali tecnologie riuscirai a cantare? ha chiesto Fanpage.it a Paolo Palumbo nel corso di una lunga intervista prima di Sanremo e il giovane ha spiegato come riesce a comunicare con il mondo e come la Sla non ha vinto sulla sua forza di vivere: "Come ho già detto, userò il mio comunicatore. Si tratta di un computer che posso controllare grazie ad una calibrazione fatta con i miei occhi. È un salvavita per tutti coloro che non possono più parlare". Alla domanda su quanto avesse sperato di arrivare sul palco dell'Ariston come cantante big in gara, Paolo ha risposto di aver preferito partecipare come ospite, dandone anche motivazione: "La polemica è dietro l'angolo in queste situazioni: se fossi arrivato in finale per merito, ci sarebbe stato chi diceva che ero lì solo per la mia condizione, viceversa se non fossi stato calcolato avrebbero potuto dire che c'era della discriminazione. Penso che essere ospite e non in gara mi permetta di veicolare al meglio il mio messaggio, senza il rischio di oscurare altri artisti".
La lettera di Papa Francesco
La storia di Paolo Palumbo ha colpito l'Italia intera, incluso Papa Francesco che, dopo aver visto un video in cui il ragazzo era riuscito a far volare un drone con il solo movimento degli occhi, gli ha scritto una lettera a novembre del 2019, nella quale gli ha espresso tutta la sua solidarietà e lo ha spronato a credere ancora in una vita che con lui non è stata così benevola: "Signor Paolo Palumbo, ho visto il video del suo primo decollo con il drone. Mi ha colpito molto la sua forza di volontà e la sua tenacia. Prego per te. Fallo per me. Che il signore ti benedica e la Madonna ti custodisca. Fraternamente, Francesco”.