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Il Gilettantismo ha rovinato anche Battisti

Il tributo al grande Lucio proposto da Rai1 non contiene alcun elemento di discontinuità rispetto a quello dedicato a Dalla. I protagonisti e il conduttore creano un’atmosfera stucchevole e melensa che è un’offesa allo stesso Battisti.
A cura di Andrea Parrella
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Per fortuna che si era già a conoscenza del numero limitato di queste puntate speciali condotte da massimo Giletti. Per di più il planing è pure cambiato in corso d'opera, visto che gli altri due omaggi saranno trasmessi l'ultimo sabato di dicembre e quello successivo. Ad ogni modo, quanto già detto per la prima puntata dedicata a Lucio Dalla non si altera molto in questo frangente, non essendo diversa l'impostazione, né il tono né tanto meno i ritmi. La musica è sempre troppo poca rispetto al parlato, che molto spesso diviene superficiale e banalmente celebrativo. E si parla pur sempre di Battisti, dunque di uno la cui vita girava attorno alla musica. Va precisato che il calibro del personaggio Lucio Battisti di cose da dire ne richiderebbe.

Ma questa maledetta abitudine ad intervallare ogni affermazione caustica con un applauso del pubblico è talmente indigeribile da rovinare il peso delle parole di Mogol, di ogni qualsivoglia affermazione fatta in studio nel merito di Battisti. Ogni parola pronunciata, seppure sensata, calata in quel contesto, è diventata uno schiaffo alla memoria di un artista che si è forse ritirato dalle scene anche perché un ambiente del genere l'avrebbe detestato. Si rinsavisce di tanto in tanto con le immagini e la voce del cantante (il solito immenso repertorio Rai), le uniche che avremmo meritato di sentire, ed anche la lettura di una lettera, da parte di Alessio Boni, che Celentano scrisse a Battisti il giorno dopo la sua morte.

Per il resto, Loretta Goggi, volendo proprio esagerare, avrebbe potuto limitarsi ad una sola esibizione, invece di tentare l'esecuzione di tre tra i pezzi più complicati di Battisti. Un fatto sostanziale muove il commento negativo a questa "serie" di serate omaggio che la Rai ha programmato: a Giletti manca l'autorevolezza, espressiva e linguistica, la levatura morale per sostenere un'operazione che verrebbe male a chiunque perché, come già ampiamente detto, non si dovrebbe fare. E si badi bene, il giudizio non penetra nella sfera personale, si parla proprio di presenza televisiva, che riversa sullo spettatore questo turbinio di sensazioni. Mancano due puntate e non ci sono i presupposti affinché la sostanza degli speciali su Modugno e Mia Martini sia troppo diversa.

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