Il Garante della privacy appoggia Fazio: “Vietato pubblicare foto della sua casa”
Il Garante della Privacy, alla fine, ha dato ragione a Fabio Fazio. Il conduttore di "Che tempo che fa" ha inoltrato un reclamo ritenendosi vittima di una violazione dei dei dati personali da parte del quotidiano Libero e del sito Blitz Quotidiano, che avevano pubblicato immagini e indirizzo della sua residenza di Celle Ligure.
Il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha ritenuto tale atto una violazione del "principio di essenzialità dell'informazione", con tanto di "rischi per l'incolumità" di Fazio e dei suoi familiari, e ha quindi dichiarato "l'illiceità della pubblicazione dell'indirizzo e della fotografia aerea dell'abitazione del signor Fazio e della sua famiglia". Diverso il caso del patrimonio economico del conduttore, la cui divulgazione, sempre secondo il Garante, "non viola i diritti del personaggio pubblico".
Tutto è cominciato a fine 2013, quando si scatenò un'ormai celebre polemica in merito allo stipendio attribuito alla Rai da Fazio. L'allora capogruppo del PDL alla Camera Renato Brunetta presentò addirittura un'interrogazione al presidente della Commissione parlamentare per un chiarimento sulle cifre pagate da Fazio all'azienda televisiva pubblica. Le controversie tornarono a riproporsi, come da tradizione, riguardo al compenso ricevuto per la conduzione del Festival di Sanremo 2014, sebbene quello del presentatore savonese non fosse il cachet più alto della storia del Festival. A febbraio 2014, Libero rese pubblici "i compensi professionali erogati all'interessato dalla Rai e da altre emittenti, nel corso della sua carriera" nonché la "composizione del suo patrimonio immobiliare". Venne diffusa anche una fotografia aerea della casa di Fazio e della sua famiglia e Celle Ligure, con relativo indirizzo, pubblicata anche da Blitz Quotidiano.
Ora, se la ricostruzione dei redditi e del patrimonio non viola la privacy del presentatore, tutto cambia per la pubblicazione delle fotografie dell'abitazione. Secondo il Garante, in questo caso persiste il rischio "di arrecare pregiudizio alla sicurezza e alla riservatezza della vita privata del reclamante e della sua famiglia. I suddetti dati personali del reclamante non devono, conseguentemente, essere diffusi". Pertanto, ogni mancato rispetto di questa sentenza (che crea, chiaramente, un precedente in termini di privacy dei personaggi famosi) può causare alle testate giornalistiche e agli editori pesanti sanzioni pecuniarie.