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Il finale (mai svelato) de ‘I Puffi’: “Sono solo un sogno di Gargamella”

25 anni fa andava in onda l’ultima puntata della mitica serie animata. Creati dal belga Peyo, resi celebri dai cartoni di Hanna & Barbera, i Puffi non sono solo icone dell’immaginario collettivo, ma hanno generato un numero incredibile di “leggende metropolitane”. Dall’ipotesi del finale censurato che li vedrebbe come frutto di un sogno di Gargamella alle teorie secondo cui sarebbero un’allegoria del movimento comunista o della massoneria.
A cura di Valeria Morini
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Esattamente 25 anni fa, nel 1990, si concludeva una delle serie d'animazione più adorate di sempre, l'indimenticabile "I Puffi". Gli irresistibili omini blu nati dalla fantasia del disegnatore belga Peyo nel 1959 sono stati protagonisti di decenni di storie a fumetti (pubblicate anche in Italia dal Corriere dei Piccoli e da diverse altre case editrici), ma è grazie ai popolarissimi cartoni animati trasmessi dal 1981 e prodotti da Hanna & Barbera che gli "Schtroumpfs" – come li battezzò il suo creatore – sono entrati nell'immaginario collettivo.

In anni recenti, Hollywood ha pensato bene di rinverdire il fenomeno con due pellicole che hanno fatto storcere il naso ai fan più accaniti, "I Puffi in 3D" e il seguito "I Puffi 2". Nonostante il successo al botteghino, vedere i simpatici personaggi in versione tridimensionale, per giunta inseriti in pellicole con attori in carne e ossa e portati nella New York dei giorni nostri, è parso un piccolo "sacrilegio" e ha fatto rimpiangere ancora di più i bei tempi della serie anni 80.

La storia è arcinota: tra i boschi di un Europa calata nel Medioevo, vivono delle minuscole creaturine di colore blu, guidati dal saggio decano Grande Puffo. Spassosi e connotati da buffe caratteristiche (da Puffo Brontolone a Puffo Vanitoso o Puffo Quattrocchi, fino alla Puffetta), devono fronteggiare la minaccia del malvagio ma ridicolo Gargamella, che insieme alla fedele gatta Birba cerca in ogni modo di distruggerli, fallendo sempre clamorosamente. Il goffo mago sostiene infatti che i Puffi bolliti in pentola costituiscano l'ingrediente fondamentale per creare la formula della pietra filosofale, in grado di trasformare i metalli in oro. In Italia, gli episodi della serie, corredati dalle indimenticabili sigle cantate da Cristina D'Avena, sono stati trasmessi dai canali Fininvest (con repliche sempre su Mediaset anche in tempi recenti).

Il mistero: i Puffi in realtà non esistono?

Sul finale della serie e sul web circola da anni una curiosa leggenda metropolitana. Alcuni sostengono infatti che l'ultima puntata (censurata) si concluderebbe con un'amara scoperta: i Puffi sono in realtà frutto di un lungo sogno di Gargamella e non sono quindi in realtà mai esistiti. La rivelazione ha gettato nello sconforto moltissimi spettatori, ma pare si tratti di una bufala creata ad arte. L'episodio in questione non risulta mai andato in onda, né si trovano fonti che accreditino l'ipotesi. L'ultima puntata trasmessa si intitola "Cupido contro Gargamella", vede come "special guest star" il dio alato dell'amore e si conclude senza un vero finale "definitivo". È vero d'altra parte che, nella storia delle serie tv animate e non, sia Rai che Mediaset hanno abituato il pubblico a misteriose cancellazioni e cambiamenti nell'ordine degli episodi.

Le teorie sui Puffi: massoni o comunisti?

Quella sul misterioso finale non è l'unica teoria che circola sugli omini blu. Forse nemmeno lo stesso Peyo (scomparso nel 1992) avrebbe immaginato che la sua creatura avrebbe generato tanto dibattito. Secondo alcuni appassionati delle classiche e intramontabili "teorie del complotto", la storia dei Puffi sarebbe un'allegoria della Massoneria, come lascerebbero pensare il colore blu (simbolo degli illuminati), la presenza del Grande Puffo come Maestro della Loggia e quella di Gargamella come "toga ecclesiastica" nemica. Un'altra ipotesi, non meno incredibile ma al contempo intrigante, vuole che le creaturine siano in realtà la metafora del comunismo, come lascerebbe intendere l'uguaglianza sociale del villaggio e la presunta somiglianza dello stesso Grande Puffo (vestito, guarda caso, di rosso!) con Karl Marx. Qualcuno lo identifica addirittura con Stalin, mentre il sempre vituperato Quattrocchi sarebbe Trotsky. La fantasia del pubblico, talvolta, supera addirittura quella dei fumettisti.

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