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BoJack Horseman 6, recensione: finale aperto e incompiuto, come le persone nella vita reale

L’anteprima di BoJack Horseman 6 senza spoiler. Dopo cinque stagioni e mezzo eccezionali, BoJack Horseman chiude con gli ultimi 8 episodi – disponibili solo su Netflix a partire dal 31 gennaio 2020 – mantenendo intatto lo stesso livello. Una serie che ha un finale volutamente aperto e che lascia un senso di incompiutezza. Come spesso si sentono le persone nella vita reale.
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Dopo cinque stagioni e mezzo eccezionali, BoJack Horseman chiude con gli ultimi 8 episodi – disponibili su Netflix dal 31 gennaio 2020 – mantenendo intatto lo stesso livello. Certo, c'è tanta amarezza per la chiusura disposta dalla internet tv. Una chiusura che sembra arrivare proprio sul più bello e che lascia un senso di incompiutezza. Un finale che sembra volutamente aperto. Come le persone nella vita reale. Come la vita stessa, del resto. "Una vita che fa schifo e poi si muore", qualche volta. Perché poi capita che "la vita fa schifo ma continui a vivere". Il canto del cigno di BoJack Horseman è sardonico, dolce-amaro e anche un po' ingiusto.

Perché non tutto trova un suo posto in questi ultimi otto episodi. BoJack sembra finalmente un uomo risolto, ma pagare il conto salato con le scelte del passato lo costringe a ricominciare da capo. E sembrerà quasi di tornare alla lezione antica: "Poi è più facile, ma devi farlo tutti i giorni", alla fine della seconda stagione. Merita attenzione l'episodio "La xerox di una xerox", delizioso quanto beffardo, così come il terrificante e penultimo episodio, "Il panorama a metà strada". Il centro è BoJack, ma in parallelo si muovono anche gli altri, in quella coralità tipica che la serie ha avuto quasi subito. Fantastica la storia di Diane, la cui depressione si manifesta definitivamente con un aumento di peso e in ciò che appare come un irrisolvibile blocco creativo. Il nuovo aspetto fisico sarà il segno di un passaggio e di un cambiamento che, alla fine, troverà la soluzione al suo rebus professionale e privato.

"Il senso dell'arte non è tanto ciò che rappresenta quanto l'emozione che suscita". Nell'episodio finale, "Bello, finché è durato" si provano a districare gli ultimi nodi rimasti tra BoJack e tutti i personaggi principali, ma la serie finisce più per parlare a sé stessa che concludere per davvero le diverse storyline. "Non so se sei un genio o uno stupido. Sei stato geniale per un attimo e poi ti sei perso", dice BoJack a Todd che gli risponde: "È stato bello finché è durato". "Certo, è stato bello finché è durato". Uno schema che si ripete con Princess Carolyn nella sequenza successiva, che sembra l'unica ad aver superato definitivamente le sue insicurezze, derivanti nemmeno a dirlo dal suo rapporto con BoJack. Uno schema che ancora si ripete nella struggente e malinconica ultima conversazione di Diane e BoJack su un tetto, come i vecchi tempi: "Ehi, non sarebbe buffo se questa fosse l'ultima volta che ci parliamo?".  

La canzone che chiude la conversazione, "Mr Blue" di Catherine Feeny, è d'altronde un indizio ragionevole che va proprio in questa direzione. La canzone parla dell'amore per un uomo che ha disperatamente bisogno di aiuto e di un incoraggiamento, eppure non c'è nulla che lei possa fare. Quindi, l'unica soluzione è andare via. E lasciare andare. Le persone che hanno fatto parte della tua vita, in un modo o nell'altro, però segnano per sempre ciò che sei stato e ciò che sarai. BoJack e Diane, l'uno per l'altro, sono esattamente questo. È probabilmente la fine che merita una serie come BoJack Horseman, da sempre così fedele all'agrodolce della vita. Certo, se Netflix cambiasse idea e approvasse una settima stagione, farebbe a tutti un grandissimo favore.

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