Il figlio di Escobar: “Grazie a Narcos ho venduto tanti libri, ma mente su mio padre”

Si chiama Juan Sebastián Marroquín Santos, 40 anni, vive a Buenos Aires da molto tempo e, apparentemente, può sembrare persona innocua, tale da passare inosservata. La sua attuale identità, tuttavia, nasconde un rapporto di parentela diretto, strettissimo, con il narcotrafficante per eccellenza, Pablo Escobar. Lui è il figlio, al secolo Juan Pablo, che dopo l'uccisione del padreone del cartello di Medellin nel 1993 è riuscito a ricostruirsi una vita prima allontanandosi dalla Colombia, dove oggi non può più tornare per ragioni facilmente immaginabili (qualcuno ha ancora dei conti in sospeso con la sua famiglia), poi facendosi una vita propria, diventando architetto e poi dedicandosi alla ricerca e la scrittura, per riconsegnare la rappresentazione più veritiera e fedele possibile di suo padre. Intervistato da Wired, infatti, Juan ha ribadito un concetto espresso più volte in passato, ovvero dei falsi storici rappresentati nella serie tv di Netflix Narcos, un prodotto di successo planetario:
Si tratta di una versione della Dea, non è la versione reale. Una versione politica, una storia raccontata dall’establishment statunitense. Non è un prodotto serio su Pablo Escobar: hanno venduto e hanno mentito molto bene su mio padre. Li ringrazio solo perché mi hanno aiutato a vendere tanti libri a coloro che davvero vogliono conoscere la verità.
Concetto ribadito, appunto, già in passato, quando Sebastian smontò alcuni dei fatti più eclatanti rappresentati nella serie, dall'uccisione di Carrillo alla stessa squadra di calcio del cuore di Escobar. Di certo la serie tv, rinnovata da Netflix per una terza e una quarta stagione nelle quali racconterà l'evoluzione delle vicende del cartello di Medellin, ha portato all'annosa questione della mitizzazione di un personaggio da sempre rappresentato come esemplificazione del male assoluto. Altro aspetto fortemente criticato da Sebastian:
Credo che la figura di mio padre sia stata utilizzata male. Si è costruita un’immagine eroica di una persona che non doveva essere intesa come tale. In qualche modo è stato banalizzato ciò che ha davvero fatto ed è stata data la priorità ad aspetti che non esistevano