Il dolore della mamma di Marco Vannini: “Chiedo giustizia”
"Venti anni sono pochi per conoscere il proprio figlio". C'è tutto il dolore di Marina, la mamma di Marco Vannini, ospite in studio a "Domenica In" dello spazio finale della trasmissione di Mara Venier, quello dedicato ai faccia a faccia con i familiari dei grandi casi di cronaca nera italiana. A tre anni dall'omicidio, "Domenica In" fa il punto della situazione ospitando la madre di Marco. Continua la volontà di Mara Venier di portare la cronaca nera nello spazio pomeridiano in un modo diverso, senza spettacolarizzazione di alcun tipo dramma. "Servizio pubblico", come ha detto nel caso dell'intervista alla madre di Tiziana Cantone, Maria Teresa Giglio.
Le parole della mamma di Marco Vannini
Le parole della mamma di Marco Vannini hanno colpito particolarmente il pubblico che, in tempo reale, ha mostrato solidarietà attraverso gli hashtag #DomenicaIn e #GiustiziaPerMarcoVannini
Marco si poteva salvare, ha perso due litri e mezzo di sangue. Dove stanno quei due litri e mezzo di sangue in quella casa? Non mi venissero a dire che non erano lucidi. Inventarsi la storia dei pettini a punta, come gli viene in mente?
L'omicidio di Marco Vannini
Ripercorriamo quello che sappiamo dagli atti e dalle ricostruizioni ufficiali. È il 17 maggio 2015 quando Marco Vannini si trova a casa della fidanzata Martina Ciontoli insieme alla sua famiglia. Verso le 23.15 il giovane viene colpito da un colpo d'arma da fuoco, mentre si trovava nella vasca da bagno. A sparare è Antonio Ciontoli, il padre di Martina che si giustifica in aula così: "Stavamo giocando con le pistole, mi aveva chiesto di vederle. Ho caricato ed ho sparato perché pensavo fosse scarica". Il resto della famiglia dichiara di non essere stata presente al momento dello sparo, nonostante il ragazzo sia stato colpito da un proiettile resterà nella villetta dei Ciontoli per più di un'ora. La prima telefonata al 118, fatta da Federico, fratello di Martina, viene annullata perché "Marco sembrava stare bene. Solamente a mezzanotte Antonio Ciontoli decide di chiamare i soccorsi di nuovo dicendo che "si è ferito con un pettine a punta scivolando nella vasca". All'arrivo dell'ambulanza nessuno nominerà il colpo di pistola, al punto che il ragazzo sarà trasferito in codice verde. Si perde altro tempo prezioso. Al Pit di Ladispoli, Antonio Ciontoli confessa al dottor Matera che il ragazzo è stato colpito da un proiettile, si decide per l'immediato trasporto al Gemelli di Roma attraverso elisoccorso. Marco morirà alle 3.10 di notte, sull'eliambulanza.