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Il contestatore di Crozza a Sanremo: “Ho pagato 168 euro solo per le canzoni”

Il contestatore che ha interrotto l’esibizione di Maurizio Crozza giustifica la sua reazione dichiarando che la politica dovrebbe restare fuori la kermesse musicale di Rai 1. E’ un assiduo frequentatore del Festival, non perde un’edizione da ben 17 anni.
A cura di Fabio Giuffrida
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contestatore crozza

Dopo esserci schierati contro l'interruzione dell'esibizione di Maurizio Crozza, vogliamo presentarvi uno degli artefici di questa contestazione che è stato intervistato da La Stampa al quale ha detto senza mezzi di termini di non gradire la politica al Festival di Sanremo, kermesse musicale che dunque dovrebbe limitarsi a proporre nuovi talenti e riportare sul palco i big della musica. Insomma poco spazio alle parole, niente politica soprattutto in un momento così delicato. Poi però viene da chiedersi cosa il signore in questione si aspettasse da Maurizio Crozza che, come tutti sappiamo, fa il comico (e non il politico). L'importante è che sia stata rispettata la par condicio e che nessuno sia stato diffamato; eppure il contestatore non si è scusato e ha spiegato meglio le sue ragioni:

Il Festival è un momento di spettacolo e la politica con il Festival non c'entra, non deve entrarci. Non perdo un Festival da 17 anni, neppure uno, e queste cose non le ho mai sopportate.

E allora l'anno scorso si scagliò allo stesso modo contro Adriano Celentano? E come mai nessuno ha contestato l'imitazione di Bersani? Servirebbe una par condicio anche nelle contestazioni. Il punto è che il contestatore non ci sta, non può accettare questi argomenti al Festival di Sanremo, dopo aver pagato 168 euro di biglietto:

Quando ho visto che Crozza ha iniziato con Berlusconi non ho retto. Sapevo benissimo che avrebbe fatto il verso poi agli altri politici, c'è la par condicio sì. Ma io ho pagato 168 euro per il biglietto in platea e sono venuto qui anche quest'anno per godermi lo spettacolo. La politica la tengano lontano dal Festival. Qui no, ne ho e ne abbiamo già abbastanza.

168 euro giustificherebbero dunque la sua reazione, e invece i telespettatori, quelli che da casa seguivano il Festival e che magari apprezzavano la satira di Crozza non hanno diritto a guardare in santa pace, senza gente che interrompa un evento televisivo, un'esibizione che – ribadiamo – non ha nulla a che fare con la politica (intesa come campagna elettorale)?

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