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Il Caso Tortora è stato un successo (e ha battuto anche Saviano)

Avvincente, emozionante, storiograficamente corretta: la seconda parte de “Il Caso Tortora” chiude con il botto (20,58% di share) e stacca Squadra Antimafia 4 e la coppia Saviano-Fazio su Rai Tre.
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Il Caso Tortora è stato un successo (e ha battuto anche Saviano)

Chiude così come aveva iniziato, anzi fa anche meglio, "Il Caso Tortora – Dove eravamo rimasti". Dopo aver realizzato il 19.1% di share con 4.7 milioni di spettatori, la seconda ed ultima puntata in onda ieri sera su Rai Uno non soffre la concorrenza di ben altra programmazione. C'erano Fazio e Saviano su Rai Tre (10% di share – 2,8 milioni di telespettatori), Colorado su Italia 1 (2,5 milioni di telespettatori -10,23%) e Squadra Antimafia 4 (4,6 milioni di telespettatori – 17,07% di share) ma il Caso Tortora fa meglio di tutti: 5.715.000 milioni di telespettatori incollati alle poltrone per uno share del 20,58%.

Dopo la prima puntata, l'impressione è stata quella di trovarsi di fronte ad un prodotto sincero e di qualità, la seconda parte conferma le nostre sensazioni. Siamo sicuri di non fare errore nel valutare "Il Caso Tortora – Dove eravamo rimasti" come uno dei migliori prodotti di questa stagione televisiva appena iniziata, Ricky Tognazzi, in collaborazione con Simona Izzo ieri ai nostri microfoni, realizza una fiction che merita l'ammirazione del pubblico e degli addetti ai lavori. I primi minuti sono tesi e avvincenti nel mostrare la posizione di Enzo Tortora aggravarsi dopo il pentimento di nuovi criminali che raccontano ai Pm di averlo visto fare affari illeciti con Francis Turatello, il gangster milanese morto qualche anno prima in carcere per mano di uno degli stessi pentiti che accusano il conduttore.

La parte centrale è forse quella storiograficamente più interessante: il fervore politico di Enzo Tortora tirato fuori dall'entusiasmo di Marco Pannella e del Partito Radicale, da sempre vicino prima all'uomo, poi al conduttore. In quella fase viene raccontata una correttezza d'intenti, una trasparenza di ideali che gli "statisti" contemporanei potrebbero prendere a esempio. Da qui è un crescendo di emozioni e malinconia, raccontata con stile e senza mai cadere nel melenso. Persino il rapporto con Francesca (Bianca Guaccero) viene curato con molta attenzione, nonostante la regia abbia avuto in mano, come si dice in gergo, un "chiodo" forte per accattivare il pubblico e forzare la mano sulla storia sentimentale: la dignità e la forza combattiva di Enzo Tortora è il centro.

C'è da chiedere scusa in un momento importante. Lunga è la lista dei giornalisti che hanno giocato al massacro con Enzo Tortora, pochi quelli che, pubblicamente hanno fatto ammeda. Tra questi Paolo Gambescia, all'epoca dei fatti inviato per Il Messaggero, che rivelò con uno scoop frettoloso alcune dichiarazioni di Enzo Tortora (quel titolo "Vidi Turatello"). Lo sottolinea il film nei crediti finali che ha stile anche in questo: non rivela i nomi degli altri giornalisti rimasti (per chi c'è ancora) a tutt'oggi in silenzio.

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