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Il “Cafone” Oscar Di Maio ricorda Mimmo Sepe: “Abbiamo condiviso la sua ultima scena”

A Fanpage.it Oscar Di Maio ricorda l’amico Mimmo Sepe, l’attore napoletano morto questa mattina dopo una lunga malattia: “Siamo stati ultra popolari tra il 1977 e il 1980, la nostra coppia fu una delle prime ad avere un grande successo in tv”. L’attore, arcinoto per il personaggio del “Cafone”, ha condiviso con Sepe anche la sua ultima scena: “Di questo sono molto felice”.
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Erano una coppia ultra popolare negli anni d'oro delle televisioni libere. Sono passati quasi 45 anni ma i ricordi sono vivissimi nella mente di Oscar Di Maio ricordando l'amico Mimmo Sepe, l'attore napoletano morto questa mattina dopo una lunga malattia. "Siamo stati ultra popolari tra il 1977 e il 1980, la nostra coppia fu una delle prime ad avere un grande successo in tv" racconta a Fanpage.it l'attore discendente diretto dei Di Maio, grande famiglia della tradizione teatrale napoletana. Proprio sul palcoscenico di un'altra delle più grandi compagnie stabili, quella del Sannazaro guidata da Nino Taranto e Luisa Conte, Oscar Di Maio e Mimmo Sepe condivideranno il debutto e, forse per uno strano disegno del destino, anche l'ultima scena: "L'ultima volta in scena è stato con me e questo mi fa stare bene".

Signor Di Maio, la scomparsa di Mimmo Sepe è un vuoto per il teatro di tradizione napoletano. Quali sono i suoi ricordi? 

Quando penso a Mimmo penso al fatto che siamo stati una delle prime coppie storiche della televisione libera. Eravamo ultrapopolari insieme negli anni tra il 1977 e il 1980.

Quali erano i personaggi che interpretavate?

Eravamo due monaci, Fra Pappino e Fra Pappone, in una trasmissione di Canale 21 che si chiamava "Coccolina". Le televisioni libere erano poche in quegli anni e Canale 21 era la più forte. Fu uno dei primi grandi successi delle tv libere, ci consideravano i cartoni animati dei bambini.

Avete condiviso tanto teatro di tradizione insieme. Penso alla Stabile del Teatro Sannazaro di Nino Taranto e Luisa Conte. 

Nella Compagnia di Nino Taranto e Luisa Conte ci siamo conosciuti e dopo un'ora diventammo subito grandi amici. Fu lì che stabilimmo subito di fare coppia e quelle che seguirono furono avventure infinite.

Di lavoro?

È certo. Pensi che in una sola giornata facevamo anche sei, sette comunioni più una festa di piazza la sera. Partivamo a mezzogiorno e ritornavamo a casa a notte inoltrata. In quegli anni non era una cosa da tutti.

L'ultima volta che è riuscito a vederlo, come le è sembrato?

Non ci vedevamo da un po' perché sapevo dell'aggravarsi della sua malattia, poi sopraggiunse quella della moglie, che è mia cugina. Per me è stato molto doloroso. Ma l'ultima volta che ha lavorato è stato con me e questo mi dà sollievo e mi fa stare bene.

Aveva smesso di lavorare? 

Mimmo era da molto che non lavorava più. L'ho dovuto convincere, quasi tirarlo dentro con la forza per riportarlo in palcoscenico. Abbiamo messo in scena "Il morto sta bene in salute" (di Gaetano Di Maio, ndr) ormai quasi cinque anni fa. Di questo sono molto felice, in questo momento di grande dolore, pensare di aver lavorato insieme per un'ultima volta mi dà sollievo. Era una montagna di simpatia, una montagna di umanità.

Sono giornate difficili, adesso è cominciata la Fase 2 della gestione dell'epidemia. Come sta vivendo questo momento? 

Sono sigillato in casa perché mia figlia Marzia mi tiene chiuso in casa e mi mette in lavatrice due volte al giorno. Resto a casa, scrivo, rifletto.

Come vede il futuro del teatro?

La situazione a teatro è molto complicata. Se i margini di sicurezza non permetteranno più di tenere molti attori in palcoscenico, vuol dire che il teatro di tradizione, quello di Scarpetta, di Eduardo e di Di Maio, non si può fare più. Diventa il cabaret con un attore o al massimo due in scena. Questo non è auspicabile.

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