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I legali di Sposini: “28 telefonate per soccorrerlo, ritardi ingiustificabili”

Ventotto telefonate al 118, ritardi e diagnosi confuse che hanno portato Sposini all’intervento soltanto quattro ore dopo il malore. Ritardi ingiustificati per i legali del giornalista che puntano il dito contro il personale medico di servizio alla Rai.
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Il dramma di Lamberto Sposini si colora di nuovi dettagli con le accuse dei suoi legali al personale medico di servizio alla Rai, indicati come principali responsabili per i soccorsi avvenuti in ritardo, decisivi per le conseguenze dell'ictus. La vicenda è stata ricostruita per intero su "Umbria 24" che ha pubblicato gli stralci delle telefonate diffuse dai legali, che ritengono inaccettabili le ventotto telefonate al 118 per i soccorsi e le 4 ore necessarie per intervenire chirurgicamente. Un ritardo anche nell'assegnazione del codice rosso, avvenuto solo venticinque minuti dopo la prima segnalazione, maturando così nei difensori del giornalista e conduttore, la convinzione che il soccorso sarebbe potuto, e probabilmente dovuto, essere gestito meglio.

Gli atti depositati in tribunale. I legali, sulla base delle registrazioni delle chiamate al 118, evincono come la prima telefonata al 118 sia stata fatta da un privato, una persona anonima, e non dal personale di servizio, sulla base di un'urgenza relativa conferita:

E’ di fondamentale importanza verificare come i medici interni dell’azienda si siano attivati e se abbiano usato la diligenza, la perizia e la prudenza dovuta, secondo scienza e coscienza. Ebbene dalla relazione relativa all’intervento prestato dal 118 è emerso che la prima richiesta di soccorso di ambulanza è pervenuta da parte di un privato (evidentemente una persona che doveva assistere al programma ‘La Vita in Diretta’) alle ore 14,11. Stante le vaghe informazioni date, alla chiamata era stata conferita una urgenza relativa (codice giallo). Dalla registrazione delle concitate telefonate che hanno preceduto l’arrivo (alle ore 14,34) dell’ambulanza, si evincono una serie di inequivocabili comportamenti, gravemente censurabili e comportanti la sicura responsabilità professionale dei medici e, in conseguenza, della Rai dalla quale dipendono.

Il codice rosso arriva solo alla quinta telefonata, con una persona anonima che sollecita l'intervento in urgenza nonostante risulti che "né la figurante che aveva effettuato la prima telefonata registrata, né l'anonima persona che sollecitava il codice rosso, risulta avessero competenza tecnica necessaria per avanzare una simile richiesta". Il medico arriverà solo alla settima telefonata registrata alle ore 14,32, con la donna che aveva chiamato che specificava: "C'è qui il medico, è arrivato il medico della Rai gli sta dando l'ossigeno…le passo il medico?". A questo punto sopraggiungeva il medico:

E niente credo sia un infarto si deve sbrigare vi dovete sbrigarvi c’è bava alla bocca quindi è pericolosissimo ….. forse non mi sono spiegato è un infarto ..… è urgenza assoluta è sennò mi muore qua sotto le mani .…

L'ictus alla quindicesima telefonata. I legali difensori deducono quindi che solo mezz'ora dopo il malore, ci si era finalmente resi conto della gravità della situazione, pur sbagliando la diagnosi che sarà rettificata soltanto alla quindicesima richiesta di soccorso: 

"Solo nel corso della quindicesima telefonata intervenuta alle ore 14,39, tra il personale dell’ambulanza e quello dell’automedica, il sanitario a bordo di quest’ultima (senza aver visto – e tanto meno visitato – il dott. Sposini!) diagnosticava un ‘sospetto ictus’. Ciò significa che, semplicemente raccogliendo le vaghe, concitate ed atecniche informazioni ricevute via via telefonicamente, il sanitario dell’automedica aveva potuto ben comprendere che il malore del dott. Sposini derivava da una lesione cerebrale, dovuta forse all’ostruzione di un vaso, e dunque ad un ictus (in realtà si trattava purtroppo della rottura del vaso, con conseguente emorragia cerebrale). Ciò conferma l’assoluta inescusabile superficialità ed imperizia con cui il dott. (omissis) prima, e la dott.ssa (omissis), subito dopo, hanno diagnosticato la malattia ed in conseguenza organizzato il soccorso.

La difesa di Lamberto Sposini ritiene una telefonata tra un operatore del 118 e una persona "qualificata come ‘collega" come la chiave che consente all'individuazioni di gravi responsabilità

Uomo: Senti mi ha chiamato una persona mio amico che sta a via Teulada 66 che è un oper ..…
Operatore 118: sì sì è partita l’ambulanza

Uomo: è perché (omissis) è un sospetto ictus (omissis)

Operatore 118: ma dove l’hanno visto che è un sospetto ictus scusa? Che a noi non ci è arrivata manco n’informazione (omissis) c’è un medico sul posto col quale nessuno de noi è riuscito a parlà per cui è inutile che chiacchierano tanto (omissis) cioè da qua tutti quelli che hanno chiamato nessuno era il medico (omissis).

Questa telefonata confermerebbe per i legali le responsabilità dei medici Rai, limitati a compiere un inutile e generico soccorso

Non hanno inizialmente compreso la gravità della situazione, nonostante i chiari sintomi mostrati dal dott. Sposini; quando, dopo circa mezz'ora dall'evento, hanno intuito che le condizioni del dott. Sposini erano disperate, hanno comunque sbagliato la diagnosi, tanto da non indicare agli operatori  sopraggiunti con l’ambulanza di recarsi presso una struttura dotata di reparto neurologico; non hanno comunque prestato i soccorsi necessari, limitandosi a compiere un generico ed inutile soccorso; non hanno immediatamente e personalmente interloquito con gli operatori del 118, affinché si attivasse un soccorso più rapido (codice rosso immediato, e non dopo circa 25 minuti dall’evento) e con a bordo il personale medico di competenza, in modo che il trasporto fosse effettuato con urgenza assoluta e presso un ospedale adeguatamente attrezzato per lo specifico soccorso richiesto

"Meglio se succedeva in strada". Gli atti depositati dalla difesa di Lamberto Sposini si chiudono con la considerazione di un paradosso:

Nonostante l’insorgenza del malore sia avvenuta all’interno di uno stabile situato al centro di Roma e otato di un presidio sanitario, il dott. Sposini sarebbe stato meglio soccorso se l’evento lo avesse colpito per la strada. Il dato oggettivo è che ben due medici hanno potuto visitare il paziente nell’imminenza dell’evento e che perciò limitare al massimo le conseguenze dell’emorragia, trovandosi il dott. Sposini al centro di Roma, ove esistono strutture d’eccellenza e professionisti massimamente qualificati, in grado dunque di intervenire con gli strumenti e con le competenze dovute, era non solo possibile, ma doveroso. Ma ciò, come i fatti dimostrano, non è stato

Questi ritardi e queste diagnosi confuse, sostengono gli avvocati, avrebbero portato Lamberto Sposini in sala operatoria soltanto quattro ore dopo essersi sentito male, un lasso di tempo che ne ha così  determinato l'invalidità permanente.

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