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I 40 anni di Rai3 in prima serata, racconto dell’ultima Rai di tendenza

Uno speciale de “La Grande Storia” ripercorre in prima serata i 40 anni di Rai3, una rete che tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta è stata capace di fare qualcosa che la Rai, dopo, non ha saputo più fare: influenzare i linguaggi televisivi, essere di moda, fare tendenza. Compito che la Rai ha successivamente lasciato a Sky e Mediaset. Ma oggi si rivede un barlume.
A cura di Andrea Parrella
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Il 15 dicembre 2019 Rai3 ha festeggiato i suoi 40 anni di vita. Un anniversario importante, celebrato con uno speciale in prima serata de La Grande Storia che ha ripercorso quattro decenni di una rete che ha inciso profondamente sul modo di guardare e concepire la televisione in questo paese. Una maratona di due che ha provato a spiegare la missione della rete nata nel 1979, che ha certamente raggiunto il suo apice negli anni della direzione illuminata di Angelo Guglielmi, dal 1987 al 1993. Anni complessi nei quali il progressivo emergere delle Tv private iniziava a condizionare la programmazione stessa del servizio pubblico.

"Sapevamo che la Tv era intossicata e provavamo a disintossicarla", racconta nello speciale Bruno Voglino, storico responsabile dell'intrattenimento di Rai3 in quegli anni, alludendo ai programmi nati in quegli anni, dal Tg3 di Sandro Curzi alla Tv delle ragazze, Tunnel, l'epopea di Piero Chiambretti, la dinastia Guzzanti e, naturalmente, Blob

Al di là di una nostalgica esaltazione di ciò che è stato e dell'elogio a uno speciale bellissimo, segnato dalla scelta editoriale interessante di non coinvolgere direttamente i volti protagonisti in video di quella Rai3, ma prevalentemente chi fosse responsabile nel dietro le quinte, la riflessione indotta dalla rilettura dell'excursus sulla storia di Rai3 è interessante per la percezione della terza rete tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio dei Novanta, l'ultima vera stagione televisiva immune a logiche squisitamente commerciali.

Un tempo in cui la Rai è stata in grado di proporre un linguaggio innovativo che restasse impresso, in grado di rappresentava un'attrattiva per le nuove generazioni del tempo, pur non determinando una cesura con il passato, ma approcciando il presente in modo critico, nel tentativo di creare una continuità di linguaggio tra vecchio e nuovo. Si potrebbe definire l'ultima Rai che ha dettato la linea, l'ultima che ha veicolato l'egemonia culturale, l'ultima Rai di tendenza.

Letta in questa chiave, la storia della Rai registra un progressivo declino dell'azienda sotto i colpi delle emittenti private, che il servizio pubblico ha finito per inseguire, anziché contrastare. Prima Mediaset, poi più di recente Sky, hanno saputo condizionare i linguaggi televisivi più e meglio di come la Rai sia riuscita a fare.

Nota lieta che i 40 anni di Rai3 cadano in una fase storica di ripresa per la rete. Un periodo florido di insolita freschezza, non solo a giudizio degli addetti ai lavori, dovuta alla gestione targata Stefano Coletta. Un barlume che irradia, seppur debolmente, tutta l'azienda e che nelle ultime stagioni ha dato i primi segnali.

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