I 30 anni di Mai di Gol: così la Gialappa’s Band ha cambiato la tv
Sono le 22 del 18 novembre 1990. È una domenica sera fredda e triste a Napoli. Chi aspettava il genio dei numeri 9 e 10 in maglia azzurra, Careca e Diego ça va sans dire, restò deluso. Perché quel giorno, allo stadio San Paolo, gli unici 9 e 10 pervenuti furono Gianluca Vialli e Roberto Mancini. La Sampdoria vinse a Napoli 4 a 1 e si lanciò verso la storica annata del suo primo e unico scudetto. Una serata mesta per chi, come me, tifa Napoli. Una serata storta che fu letteralmente rimessa a posto dalla Gialappa's Band e dalla prima puntata di Mai dire Gol. Il programma, che oggi compie 30 anni, ha modificato il modo di vedere il calcio in tv e il modo di vedere la tv stessa.
Un successo costante ed esponenziale. Un format che ha resistito in tv per undici anni rompendo le regole del racconto televisivo del mondo del pallone grazie alla visione geniale di Marco Santin, Giorgio Gherarducci e Carlo Taranto. Le voci fuori campo, a enfatizzare lo straniamento e l'effetto radio, da cui provengono (i loro primi successi raccontando i mondiali messicani su Radio Popolare) e l'inserimento di rubriche diventate cult, tormentoni e personaggi entrati nell'immaginario collettivo. Tra le rubriche ricordiamo "All'improvviso uno sconosciuto", serie dedicata a chi sbagliava a dire il nome e il cognome di una persona, e ancora "Ipse Dixit", forse il più noto e spassoso: veniva proposta un'intervista in cui l'intervistato faceva un discorso senza senso, al termine del quale il discorso veniva ribattuto a macchina (su tutti, prendiamo uno di Edmeo Lugaresi, storico presidente del Cesena).
Ma erano tanti i tormentoni: i gollonzi, una serie di filmati in cui venivano mostrate le reti segnate grazie a peripezie bizzarre e clamorose, tra rimpalli assurdi e papere del portiere; il vai col liscio, i palloni lisciati con la marcetta romagnola in sottofondo. E ancora lo spot sul calcio inglese, forse i primi ad aver contribuito – almeno nella memoria di chi scrive – a diffondere passione per il calcio internazionale, creando tormentoni su tormentoni: John Fashanu, su tutti. "Le ultime parole famose" erano invece le previsioni errate, generalmente nei prepartita, fatti dai protagonisti del calcio. L'effetto comico era dato dallo scostamento che la dichiarazione del giorno prima aveva con l'effettivo risultato del match.
Un'altra rubrica simbolo era "La perla della settimana". Resta nella storia il terzo turno dei campionati Internazionali di Roma del 1995, commentati da Giampiero Galeazzi per la Rai. La trasmissione comincia durante il tie break del secondo set, dopo il primo vinto da Ivanisevic contro Medvedev. Il "bisteccone" per tutto l'arco della diretta è convinto che l'ucraino sia in vantaggio sul croato, fino a quando la vittoria di Ivanisevic al tie break non lo metterà davanti alla drammatica verità.
Un fenomeno che ottenne un successo enorme, che mise alla berlina non soltanto il calcio e i suoi protagonisti, ma anche gli abitanti del mondo della televisione: si chieda a Ludovico Di Meo, oggi direttore di Rai2, e la sua colossale gaffe per l'intervista in playback a UnoMattina. Un altro momento entrato nella storia è quello del dott. Marvelli che dopo aver letto la mappa dei nei con una biosonda, prende il microfono e canta Just The Way You Are di Billy Joel.
Un programma che contribuì a far decollare e consolidare le carriere di tanti comici (in ordine sparso): Teo Teocoli, Gene Gnocchi, Aldo Giovanni e Giacomo, Antonio Albanese, Daniele Luttazzi, Paola Cortellesi, Luciana Littizetto, Maurizio Crozza, Claudio Bisio, Simona Ventura, le sigle di Elio e le storie tese fino ad aver scoperto e sfruttato l'ultimo grande genio della sottocomicità, Maccio Capatonda. Storie e momenti indelebili, che in alcuni casi hanno sconfinato entrando nella storia del nostro paese: come la parola tafazzismo, entrata nel dizionario Treccani, dal personaggio di Tafazzi, il masochista televisivo interpretato da Giacomo Poretti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. La Gialappa's Band ha fatto la storia, divertendo e divertendosi, come tutti i grandi che quando fanno la storia non se ne accorgono.