Guardo la domenica di Barbara D’Urso oggi e ripenso al Cangurotto di Massimo Lopez
"Il momento più tenero di questo appuntamento domenicale, l'arrivo del Cangurotto!". Lo annunciava così Claudio Lippi ed era uno dei momenti più divertenti della domenica televisiva alla fine degli anni '90. Parliamo del personaggio interpretato da Massimo Lopez, un canguro da cartoon, che divertiva i bambini ma che, in realtà, si rivelava essere un personaggio cinico e cattivo. Girava per lo studio, "giocava" con gli ospiti e lasciava estrarre dal suo "marsupiotto" gli otto numeri che i telespettatori da casa dovevano indovinare nel classico "alto-basso". Venti minuti di spettacolo nello spettacolo, con un grandissimo Claudio Lippi a fare da spalla, e che spalla! Perché quegli anni '90 furono per lui, il "buon Lippi", una seconda giovinezza televisiva che, partita dalla conduzione di "Mai dire Gol", raggiunse l'apice proprio con la conduzione di "Buona Domenica".
Ma perché parlare del Cangurotto, di quella faccia di gomma di Massimo Lopez e degli inserimenti comici di Claudio Lippi, vessato che neanche il Fabio De Luigi di Love Bugs? Perché sto guardando la puntata di quest'oggi di Domenica Live, le proposte di Barbara D'Urso, dal tragi-caso di Rita, l'ex moglie di Totò Schillaci, che rischia lo sfratto alla crisi risolta, grazie ai figli, di Ascanio e Katia, e penso che questa tv dell'invadenza dovrà prima o poi trovare il suo iceberg su cui andare a sbattere, un ostacolo, un suo climax oltre il quale si arrivi al punto di non ritorno.
Anche il Cangurotto, anche quella televisione che oggi guardo con nostalgia, incontrò tantissime critiche eppure i risultati furono un plebiscito. I dati auditel di quegli anni erano impressionanti. Il web era ai suoi albori, lo smartphone non c'era neanche nei film di James Bond e la tv la faceva da padrone: "Buona Domenica" quando entrava in scena il Cangurotto di Massimo Lopez riusciva a toccare il 44% di share: impressionante, no? Un segmento che andava avanti per 20 minuti, oggi è impossibile immaginare un blocco così ampio tutto dedicato ad un intrattenimento che veniva fatto tutto a braccio, senza alcun tipo di pianificazione.
Ieri le risate, oggi le lacrime in tv
La tv di oggi preferisce i miniblocchi che durano un massimo di 12-15 minuti, meno intrattenimento, più storie "dalla vita di tutti i giorni". Ieri le risate, oggi le lacrime. Il vip che si sposa, il vip che ha partorito, il vip che si lascia, il vip che perde casa, il vip che è pieno di debiti e finalmente incontra il suo creditore in un faccia a faccia dal sapore western (no, non è un esempio a caso, c'è Marco Baldini in studio). Di tanto in tanto, la D'Urso si collega nella casa di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini perché, cito testuale, "tutte le testate stanno parlando dei fantasmi a casa di Raimondo e Sandra". Il collegamento in questione consiste in una inquadratura fissa su un divano di casa Vianello-Mondaini con un sottofondo musicale che fa molto esoterico. La camera resta lì, come se si volesse aspettare un sussulto, un cenno, cogliere l'attimo e raccontare una possibile manifestazione del fantasma. Roba che nemmeno Paranormal Activity! Ed è naturale ripensare, a giusta ragione, a quel Cangurotto, ai calci presi da Lippi e alle risate grasse di una tv vista in famiglia. Una tv commerciale che sapeva fare la tv, altro che "lacrime di coccodrillo". È questo quello che oggi vuole il pubblico, dite? E cosa siamo diventati allora?