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Gomorra 2, parla Malammore: “Non c’è emulazione, amo Scarface ma non sono come lui”

“La gente si affeziona ai personaggi, è normale. Amo Tony Montana, non per questo sono un delinquente”. Parola di “Malammore”, l’attore Fabio De Caro di “Gomorra – La Serie”.
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Tra i protagonisti più amati in "Gomorra – La Serie" c'è sicuramente Fabio De Caro, inteprete di Malammore (il raddoppio della "m" lo vuole il dialetto, perché da sceneggiatura è ‘Malamore') e fedelissimo di Don Pietro Savastano. L'attore, classe 1974 originario del Vomero, quartiere della Napoli bene, si è raccontato a Lettera 43 parlando di uno dei temi più spinosi al momento, il rischio "emulazione"che la serie Sky porterebbe ai ragazzini meno scolarizzati.

Mentre a Napoli la "Gomorra" della vita reale continua a sparare lasciando senza vita anche vittime innocenti, sulla pay tv prosegue il successo della fiction che ha fatto registrare ascolti da record anche martedì sera. Anche su Facebook dove le puntate girano abusivamente, caricate da una pagina fan dedicata. Fabio De Caro spazza via ogni dubbio:

Non è compito di una fiction educare il pubblico e portare buoni esempi. Gomorra non vuole essere educativa. Noi facciamo intrattenimento. La vedo in modo molto semplice su questo tema. Sono un appassionato di videogiochi e recentemente ho avuto modo di divertirmi con uno, non lo nascondo, di inaudita violenza. Non significa però che, una volta riposto il joystick, sia sceso in strada pronto per una carneficina. […]  La gente si affeziona ai personaggi, è normale. Per esempio io sono un fan sfegatato di Tony Montana (il personaggio interpretato da Al Pacino in "Scarface", il film di Brian De Palma, ndr). Chi di noi non ha sognato che Montana si salvasse? Questo, però, non fa di me, né degli amanti del cinema, un delinquente.

Cultura e Stato, investimenti sulle periferie, veri e propri ghetti in cui i ragazzi vivono emarginati e lontani da qualsiasi alternativa, ecco la ricetta di De Caro:

Io, che sono napoletano, ho conosciuto approfonditamente Scampia, grazie alle riprese di Gomorra. In quei luoghi i giovani non hanno veramente nulla. Sono ghettizzati. Mancano le attività ricreative, un cinema, un campo da calcio degno di questo nome, una palestra, una scuola di teatro. Come puoi salvare questa gente? […] Durante le registrazioni molti ragazzini, figli di famiglie problematiche, si sono avvicinati, affascinati dal mondo del cinema. Mi si è aperto il cuore. Stavano con noi anche nei camerini. Una cosa strepitosa, commovente. Ho conosciuto tante persone perbene. Investiamo nei quartieri disagiati.

Malamore e il colpo di scena nell'ultima puntata

Il personaggio di Malamore è forse l'unico a lasciar vedere un briciolo di umanità nel desolante quadro proposto dalla fiction. Nell'ultima puntata ci sarà ancora uno scatto, una dimostrazione ultima di fiducia nei confronti di Don Pietro Savastano, al pari di quanto accaduto nel finale della prima stagione:

Un briciolo di umanità è presente in Malamore. Vive in simbiosi con Don Pietro, tanto da stabilire con lui un rapporto d’amore. Come se fosse un padre. Un affetto inattaccabile. Cui non rinuncerà mai, nemmeno nell’ultima puntata…

Non c'è rischio di spoiler, non è chiaro se il suo personaggio sarà confermato anche nella terza stagione anche se, nel corso dell'intervista, rassicura che la terza stagione è già in fase di produzione.

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