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Gomorra 2, caro Saviano stavolta “sei fuori”

Scintille e provocazioni a mezzo stampa, il primo cittadino: “Tutti quei soldi per i diritti televisivi si diano alle associazioni sul territorio”. Lo scrittore: “Quando si va al potere, poi si cambia idea”. Ma Scampia è stata già raccontata abbastanza, serve ben altro che una fiction da milioni di euro.
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C'è Scampia di mezzo, ancora una volta. I diritti televisivi negati dal Presidente della Municipalità, Angelo Pisani, per l'uso del suolo di Scampia alla produzione Sky-Cattleya della fiction ispirata a Gomorra, hanno innalzato un polverone e un dibattito sterile, che manca di buonsenso e di rispetto nei confronti degli abitanti del quartiere messo di nuovo sotto sopra, tra controlli a sorpresa delle Forze di Stato negli appartamenti (tra tante famiglie che non hanno nulla a che fare con "girati" e "scissionisti") ed omicidi di camorra nelle scuole. Prende parola Roberto Saviano, tramite Repubblica, con un editoriale. Parla di polemica furba, lui che in questo battage è in un conflitto d'interessi netto quanto il gol di Maradona nell'86. Il dito puntato è contro Luigi De Magistris che in merito alla presa di posizione del Presidente della Municipalità ha dichiarato:

Lo scrittore sta parlando molto di Napoli ultimamente, vediamo se si tratta di uno schieramento elettorale. […] I diritti televisivi, almeno una parte di questi milioni, li diano alle associazioni operanti e presenti sul territorio.

"Caro Signor Censore…" – Alcuni stralci significativi dell'editoriale dello scrittore casertano:

Mentre scrivo, leggo che anche il sindaco di Napoli condivide questa volontà censoria su Scampia pur non intervenendo a bloccare le telecamere direttamente. Ma a pensarci bene è normale, è sempre stato così: quando si è all'opposizione, e si racconta il male, si dice che raccontare sia un modo per resistere e permettere un cambiamento. Quando si va al potere, quando le stesse persone che un attimo prima erano all'opposizione vanno al potere, cambiano idea e chi racconta il male finisce per diventare il nemico che sta boicottando il cambiamento, che sta diffamando il territorio e guadagna dal male. È sempre stato così, il rivoluzionario al potere è il più zelante dei reazionari perché convinto che il suo potere sia quello giusto. È una vecchia dinamica, cari censori, una dinamica che altri prima di voi hanno utilizzato e altri dopo di voi utilizzeranno. Non posso assicurarvi che accetterò questo divieto, ma vi assicuro che io e tanti altri continueremo a raccontare come fatto prima e dopo di voi. Per fortuna la politica, quella cattiva, fa tanti danni, ma passa. Il racconto e l'azione che ne genera restano.

Vietare Scampia è un atto giusto, non censorio. Non è possibile utilizzare espressioni dure quando ci sono i propri diritti di proprietà intellettuale in gioco, è fin troppo facile. Vietare le riprese di Gomorra 2 a Scampia è un gesto di civiltà nei confronti di tutte le persone che Scampia la abitano cercando di renderla un posto migliore di quello che è. Si venga a raccontare Scampia, stando con le persone, non girando sequel televisivi di "furbe" operazioni cinematografiche, realizzate con attori presi non dalla strada, ma dagli stessi ambienti criminali denunciati nel famoso bestseller. Fu proprio un film verità, quello (come mostra la clip a fondo articolo). Tant'è che sono quasi tutti in galera, adesso. Si venga a raccontare Scampia, girando con le associazioni che organizzano carnevali belli perché inzuppati di dignità e passione, non certo perché sfarzosi e lussureggianti. Si venga a raccontare la Scampia degli operatori sociali, quelli che aspettano uno stipendio ormai da mesi, ma che tutti i giorni entrano nei famigerati "sette palazzi", nelle "vele", nelle "case dei puffi", nelle "case nuove", ad aiutare i disabili che abitano in mezzo a quello scenario distopico e deprimente, ma non per questo privo di umiltà e voglia di vivere. Si venga per fare il bene a Scampia, non a raccontare il male. Per l'ennesima volta.

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